Il cambiamento climatico, seppure in secondo piano in questo periodo in cui l'emergenza sanitaria la fa da padrona, resta uno dei problemi più seri del nostro tempo: quello che sta per terminare è stato uno degli inverni più caldi della storia in Europa, con temperature medie superiori di 1,4 °C ai record (infranti) della stagione 2015/2016. Le conseguenze si sentono, e mentre i bombi rischiano l'estinzione e la IUCN aggiorna in modo significativo la lista rossa delle specie più a rischio, gli orsi escono dal letargo prima del previsto in diversi luoghi del mondo.
Orso, svegliati (non) è primavera! È il caso dei due orsi bruni dell'Himalaya (Ursus arctos isabellinus) e dell'orso bruno della Kamchatka (Ursus arctos beringianus) dello zoo di Mosca, che si sono svegliati dal letargo con un mese di anticipo. Lo staff, preparato al risveglio anticipato, aveva già previsto una apposita dieta affinché l'apparato digestivo degli animali si riabituasse a poco a poco: una serie di piccoli pasti a basso contenuto calorico, come mele, verdure e insalata, alle quali aggiungere progressivamente ingredienti più sostanziosi come miele, pesce e nocciole.
Gli orsi dello zoo di Mosca non sono gli unici a essersi svegliati in anticipo: anche due orsi bruni dello zoo di Korkesaari, in Finlandia, si sono risvegliati a metà febbraio, dopo appena due mesi di letargo. Il caso più estremo riguarda invece alcuni orsi tenuti in cattività in Siberia, al Bolsherechensky Zoo della città di Omsk: lì le temperature non sono mai scese al di sotto dei 10 °C e gli orsi, il letargo, non l'hanno neppure iniziato.
Niente di nuovo. L'insonnia degli orsi non è una nuovità: nel 2015 ve ne avevamo parlato noi, e nel 2018 il New York Times, riportando i risultati di uno studio del 2017, secondo il quale per ogni grado di aumento delle temperature minime invernali, gli orsi riducono il letargo di sei giorni. Di questo passo, entro metà secolo gli orsi potrebbero rimanere svegli dai 15 ai 39 giorni in più ogni anno.