Ogni tanto, in mezzo alla valanga di brutte notizie sullo stato di salute degli ecosistemi mondiali, ne spunta una di segno opposto, che riporta un po' di ottimismo e soprattutto dimostra l'importanza dei progetti di conservazione e ripopolamento della fauna che fanno tornare specie in zone dove non si osservavano da decenni.
L'ultima in ordine cronologico arriva dalla Bulgaria, ed è il risultato di uno sforzo di reintroduzione di una specie animale durato più di dieci anni: stiamo parlando del grifone eurasiatico (Gyps fulvus), un rapace che vive sulle montagne di Europa, Africa e Asia e che negli ultimi decenni sta vedendo il suo areale restringersi molto rapidamente.
Quasi scomparso. In certe zone il grifone è addirittura scomparso: è il caso dei Balcani orientali, dove un progetto di reintroduzione cominciato nel 2009, e che ha coinvolto alcune associazioni per la conservazione della natura e il governo della regione spagnola dell'Extremadura, ha riportato circa 80 esemplari a volare in un'area dove mancavano da cinquant'anni. Il progetto è stato raccontato su Biodiversity Data Journal.
Il progetto ha visto coinvolte due associazioni europee, Euronatur e la Vulture Conservation Foundation, che hanno lavorato a stretto contatto con tre associazioni locali, Green Balkans, Fund for Wild Flora and Fauna e Birds of Prey Preservation Society. Questa nutrita squadra si è coordinata con il governo dell'Extremadura, una delle regioni europee dove il grifone eurasiatico è ancora presente e in salute.
Recuperare e spostare. L'idea, infatti, era di recuperare esemplari cresciuti in cattività, oppure messi in salvo da qualche associazione locale di recupero della fauna, e spostarli dal luogo dove venivano trovati (Spagna, appunto, ma anche Francia, e svariatai zoo e centri di riabilitazione in giro per l'Europa) in speciali zone di acclimatazione situate in due aree protette, la Kotlenska Planina Special Protection Area e il Sinite Kamani Nature Park, entrambe sui Balcani orientali in territorio bulgaro.
La "raccolta" è cominciata nel 2009 e si è conclusa nel 2020, e il risultato è che in un'area dove il grifone mancava dagli anni Settanta ora risiedono circa 80 esemplari: tra questi ci sono almeno 25 coppie, che hanno già "prodotto" una trentina di pulcini. Non a tutti è andata bene: circa un terzo degli esemplari reintrodotti in natura sono morti, fulminati dai cavi elettrici; è uno dei più rischi più grossi che corrono i grifoni, insieme a quello di imbattersi in esche avvelenate posizionate da allevatori preoccupati per il loro bestiame.
E ora? Il progetto è comunque considerato un successo, e andrà accompagnato nei prossimi anni da un monitoraggio costante delle coppie, e dalla ricerca di soluzioni a problemi come quello dei cavi dell'alta tensione; ma nonostante questi intoppi, il ritorno del grifone nei Balcani orientali è considerato un successo.