Rane coi bubboni e lucertole senza zampe: nel cuore del Brasile vivono alcune tra le più curiose specie animali rimaste finora sconosciute. E appena scoperte, sono già a rischio di estinzione. (Andrea Porta, 19 maggio 2008)
Un rospo verde e giallo col corpo completamente coperto di curiosi "bozzi", che a vederlo sembra si sia preso qualche strana e orribile malattia. Un opossum minuscolo col musetto affilato, occhioni enormi e neri e coda "cicciottella" e sproporzionata. E poi una lucertola senza zampe, lunga quanto una biscia, e col muso piuttosto minaccioso. C'è poi una rana magra e affusolata dai colori quasi fluorescenti, un anfibio marrone dagli occhi enormi e un'altra lucertolona dalla testa a forma di incudine. I curiosi animali non sono i personaggi di un cartone animato: sono gli abitanti del Cerrado, l'enorme savana tropicale nel cuore del Brasile che, a quanto si scopre, è una vera e propria "arca di Noè" naturale, dove vivono specie rare e - come in questo caso - finora sconosciute all'uomo.
IL PUNTO CALDO
A farle conoscere al mondo è una recentissma spedizione condotta dall'ente di salvaguardia americano Conservation International in collaborazione con diverse università brasiliane, che ha fatto luce sulla misteriosa fauna originaria di quello che gli scienziati hanno definito come uno dei 34 "punti caldi" del pianeta in fatto di biodiversità. Sono in totale 14 le nuove specie scoperte: otto pesci, tre rettili, un anfibio, un mammifero e un uccello (un picchio nano del genere Picumnus). «Dallo studio», spiega Luís Fabio Silveira, zoologo all'Università di San Paolo (Brasile), «potremo raccogliere informazioni utili per il nostro programma di conservazione sull'anatomia, sulla riproduzione, sul ciclo di vita e sulla distribuzione di queste specie.»
IL PARADISO MINACCIATO
I risultati della spedizione serviranno infatti allo sviluppo di un piano di conservazione della stazione ecologica Serra Geral do Tocantins, che con i suoi 716.000 ettari è la seconda area protetta per dimensione all'interno del Cerrado. «La distribuzione geografica di alcune delle specie è limitata a quest'area», spiega Silveira, «e la loro sopravvivenza dipende quindi dalla nostra capacità di mantenerla intatta.» L'enorme distesa verde del Cerrado un tempo copriva un'area grande quanto metà del continente europeo. Da tempo però ampie porzioni di savana vengono convertite in piantagioni a una velocità doppia di quanto avviene in Amazzonia, con il risultato che vegetazione e fauna autoctona in molti casi rischiano di scomparire per sempre.