Come si fa a convincere un predatore che non vale la pena sprecare il proprio tempo cercando di mangiarti? Fingersi morti è una strategia molto diffusa in natura, che tecnicamente si chiama tanatosi; ma c'è un serpente, la biscia tassellata, che ha perfezionato quest'arte, aggiungendoci una certa quantità di effetti speciali – disgustosi, ma efficaci.
È quanto si legge in uno studio pubblicato su Biology Letters, che dimostra come questo rettile non si limiti a fingersi morto rimanendo immobile, ma si ricopre di feci e arriva addirittura a sanguinare apposta pur di sembrare un cadavere.
Tanatosi e autoemorragia. Lo studio è stato condotto sul campo, con un'analisi su 263 bisce tassellate che sono state catturate e osservate nella loro reazione. Che inizia nel modo più disgustoso possibile: appena si sentono catturati, i serpenti cominciano a ricoprirsi di feci (autoprodotte), nella speranza di puzzare abbastanza da scoraggiare il predatore in questione.
Non solo: ci aggiungono anche una tecnica chiamata autoemorragia, che prevede, come suggerisce il nome, di sanguinare apposta, come se fossero già morti e si stessero dissanguando; il sangue viene emesso dalla bocca.
Quanto dura la pantomima? Lo studio ha anche provato a misurare per quanto tempo questi serpenti sono in grado di mantenere viva la loro recita, che prevede anche altri segnali tipici di un animale già morto (per esempio tenere la bocca aperta con la lingua che penzola mollemente da un lato).
Il risultato è che la durata della finta morte è variabile e dipende dalla persistenza del predatore, ma una cosa che rimane costante è che gli esemplari più anziani sono più bravi a ricoprirsi di sangue e feci, e devono quindi passare meno tempo in uno stato di tanatosi: l'esperienza, quindi, aiuta a rendere la recita più efficace.
Reazione forzata. L'unico dubbio che rimane riguardo allo studio è che le reazioni delle bisce non erano dettate da una vera interazione con un predatore, ma "solo" con degli esseri umani, che le hanno lasciate poi libere di fuggire. Ma non c'è dubbio che, anche in condizioni più naturali, la reazione di questi serpenti al pericolo sia quella di rendersi il più disgustosi (e quindi meno appetibili) possibile.