Non sono solo i muscoli tesi, il corpo in posizione aerodinamica e la lunga coda che fa da "timone": a colpire, quando guardiamo un ghepardo che scatta verso la preda, è anche lo sguardo fisso sul bersaglio. La testa del felino rimane stabile, nonostante gli arti stiano viaggiando anche a 90 km all'ora. Come è possibile?
Grazie a un sistema vestibolare più avanzato di quello degli altri felini, evolutosi apposta per funzionare in velocità. Lo rivela un articolo pubblicato su Scientific Reports, il primo a indagare questo aspetto anatomico dei ghepardi.
A fondo. I biologi dell'American Museum of Natural History, in collaborazione con colleghi francesi e svizzeri, hanno effettuato tomografie computerizzate dei crani di 21 felini, inclusi sette esemplari di ghepardi moderni (Acinonyx jubatus) di diverse popolazioni, un ghepardo estinto vissuto nel Pleistocene (Acinonyx pardinensis), tra i 2,6 milioni e i 126 mila anni fa, e una decina di altri felini viventi. Con questi dati hanno creato immagini tridimensionali dell'orecchio interno di ciascuno, confrontandone forma e dimensioni.
Il trucco c'è ma non si vede. Nei vertebrati, l'equilibrio è garantito da tre canali semicircolari nell'orecchio interno, orientati nei tre piani dello spazio: grazie a un fluido e a speciali cellule ciliate, queste strutture percepiscono i movimenti della testa e rilevano le accelerazioni dovute alla sua rotazione.
Rispetto agli altri felini viventi, i ghepardi hanno un sistema vestibolare che occupa più volume nell'orecchio interno, e canali semicircolari allungati, che permettono una più rapida risposta ai movimenti della testa. Ciò consente al ghepardo di tenere lo sguardo sulla preda anche mentre tutto il resto del suo corpo si muove, passando da 0 a 64 km all'ora in tre falciate.
Un vantaggio in più. I ghepardi estinti non avevano le stesse caratteristiche anatomiche: si tratta dunque di un adattamento alla caccia piuttosto recente. «La competizione con altri predatori, in particolare i grandi panterini e le tigri dai denti a sciabola, ha costretto il ghepardo a evolvere una strategia per cacciare ad alta velocità» spiega Camille Grohé, a capo dello studio. «I ghepardi viventi hanno sviluppato ossa allungate per correre molto velocemente e un orecchio interno ultrasensibile per tenere la testa ferma, ed essere ancora più veloci».