Siamo sulla spiaggia di Chatham, in Massachusetts. È lunedì pomeriggio. Improvvisamente un giovane esemplare di grande squalo bianco, lungo circa 2 metri, si arena: alcuni dicono che stava cacciando un pellicano, altri che stava puntando a una foca morta, ma la dinamica resta fumosa. È subito evidente, invece, che l'animale è in pericolo di vita.
Pronto soccorso. Per fortuna alcuni esperti sono presenti e intervengono nel modo giusto. Per prima cosa gettano secchiate sul corpo dell'animale: servono a tenere la pelle bagnata e a spingere l'acqua attraverso le branchie consentendo così l'ossigenazione – gli squali bianchi non aspirano attivamente l'acqua e nuotano in continuazione con la bocca semiaperta in modo che l'acqua fluisca passivamente attraverso le branchie.
Lieto fine? Una volta riportato in acqua, lo squalo è stato trascinato per circa 15 minuti, nella speranza che si riprendesse. Alla fine ha dato segni di vita ed è stato liberato, ma la sua sorte è appesa a un filo. Greg Skomal, che ha partecipato al salvataggio ed è uno scienziato della Massachusetts Division of Marine Fisheries, ha detto al National Geographic che le probabilità di sopravvivenza sono del 50%.
Il dispositivo elettronico di localizzazione che è stato attaccato allo squalo prima di liberarlo, rivelerà nei prossimi giorni se l'animale si muove ancora e dunque se è vivo. Già venerdì potremmo avere il verdetto.