Qui in Europa è poco conosciuto, e per ovvie ragioni: il caracara chimango è un uccello argentino, una delle nove specie del suo gruppo che vivono tutte quante nel continente americano. Ma anche "in patria" questo rapace è ancora relativamente poco studiato – un gap di conoscenza che un gruppo di ricerca locale sta provando a colmare con una serie di studi sul loro comportamento e le loro abitudini di vita. Il più recente, pubblicato sul Journal of Raptor Research, mette in evidenza una caratteristica interessante del caracara chimango: sono un raro caso di rapace nel quale il maschio e la femmina collaborano alla pari all'allevamento dei pulcini.
Chi fa cosa? Nella maggior parte dei rapaci, in particolare in quelli in cui la femmina è più grossa del maschio, la divisione dei compiti in termini di allevamento ed educazione dei piccoli è ben definita: le prime si occupano della cova e della difesa del nido, mentre i secondi pensano a procacciare il cibo per sé e il resto della famiglia. Il team del CECARA (Centro per lo Studio e la Conservazione degli Uccelli da Preda) ha seguito per due anni la vita di 70 coppie di caracara chimango, nei quali maschi e femmine hanno all'incirca le stesse dimensioni: la loro ipotesi era che, vista questa condizione, una divisione dei compiti "classica" potesse non essere vantaggiosa come capita ad altri rapaci.
Collaborazione totale. Le osservazioni hanno in effetti confermato che questo rapace ha sviluppato una collaborazione tra sessi che è molto diversa da quella di altri uccelli da preda: maschi e femmine si dividono equamente i compiti, sia in termini di cova e protezione del nido, sia di caccia. Non solo: i caracara chimango hanno dimostrato di conoscere molto bene le necessità fisiologiche dei loro pulcini. Per esempio, quando questi sono appena nati hanno scarse capacità di termoregolazione, per cui sia i maschi sia le femmine dedicano gran parte delle mattine (quando le temperature sono più basse) a mantenerli caldi. Man mano che i pulcini crescono, poi, questi rapaci aumentano la quantità di cibo che riportano al nido, per venire incontro alle loro crescenti necessità fisiologiche. Ora il team vuole continuare su questa strada di ricerca, e analizzare per esempio le probabilità di sopravvivenza dei giovani caracara quando abbandonano il nido e diventano indipendenti.