Il serpente più vecchio del mondo vive nello zoo di Saint Louis: è un'esemplare femmina di pitone reale (Python regius), una specie originaria dell'Africa occidentale che raggiunge il metro e mezzo di lunghezza, chiamata anche "pitone palla" per la sua tendenza a chiudersi a sfera quando si sente minacciato. L'esemplare in questione non ha nome ma ha ben più di cinquant'anni (alcuni dicono 62, altri 64), e soprattutto si è resa protagonista di quello che a una prima occhiata potrebbe sembrare un miracolo, come ha raccontato su Facebook lo staff dello zoo: ha deposto una covata di sette uova, nonostante non venga a contatto con un maschio da oltre 15 anni.
Serpente da record. Il pitone è arrivato allo zoo nel 1961, donato da un privato: al tempo non si conosceva la sua età, motivo per cui i numeri che abbiamo sono solo stime; secondo Mark Wanner, comunque, capo dello staff allo zoo di Saint Louis, «è il serpente più vecchio del mondo tra quelli che vivono negli zoo, e anche quello che ha deposto le uova in età più avanzata». La covata risale al 23 luglio, ma lo zoo non ha reso nota la notizia prima di qualche giorno fa: nel frattempo, le uova sono state spostate in un incubatore, dove cinque su sette sono sopravvissute e dovrebbero schiudersi nel giro di un mese. Due di queste sono state usate anche per campionare il materiale genetico che servirà a rispondere alla domanda più importante: come ha fatto una femmina che non è in contatto con un maschio da più di 15 anni a deporre uova fertili?
Partenogenesi o fertilizzazione ritardata? La risposta non è ovviamente "è un miracolo!": ci sono due spiegazioni possibili, entrambe ugualmente plausibili. La prima è che la fertilizzazione sia avvenuta grazie a una riserva di sperma che è stata, diciamo così, tenuta da parte per tempi migliori: è una strategia riproduttiva che il pitone reale usa in situazioni di difficoltà per ritardare il momento della covata. L'alternativa è che ci troviamo di fronte a un caso di riproduzione asessuata: molti serpenti, ma anche lucertole, squali e uccelli, possono compiere quella che si chiama partenogenesi facoltativa, nella quale l'embrione nell'uovo si sviluppa anche senza bisogno di fertilizzazione da parte del maschio. È un metodo d'emergenza e usato il meno possibile perché riduce la variabilità genetica di una popolazione: anche in questo caso, quindi, l'evento sarebbe la conseguenza della prolungata solitudine dell'animale.