Un team di ricercatori dell'università di Harvard (Usa) e del Royal Melbourne Institute of Technology (Australia) ha condotto degli esperimenti sui bombi, scoprendo che la tecnica di volo di questi insetti cambia a seconda che trasportino polline o nettare. I risultati del loro studio sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Aviatore a sei zampe. Il bombo (Bombus) è un insetto impollinatore capace di straordinarie performance di volo, tanto che in teoria potrebbe destreggiarsi nell'aria anche oltre i 9mila metri. Analogamente alle api, può spostare carichi pari al proprio peso senza preoccuparsi delle condizioni meteo; per convogliare il polline si serve delle zampe posteriori, mentre il nettare viene immagazzinato nell'addome, in una piccola sacca detta ingluvie o "borsa melaria".
L'esperimento. I ricercatori hanno fissato dei pesi alle zampe o all'addome di alcuni esemplari di Bombus impatiens (specie diffusa in Nord America), in modo da riprodurre le condizioni che si verificano durante il trasporto del loro carico naturale. Gli insetti, muniti di un dispositivo per tracciare i loro spostamenti, hanno poi spiccato il volo in una piccola galleria del vento in cui era stato posizionato anche un fiore artificiale a fare da target.
I risultati della simulazione. Tramite una telecamera ad alta velocità si è potuto scoprire che i bombi sono in grado adattare il proprio volo in base alla velocità del vento o all'oscillazione del fiore. In particolare, il team ha riscontrato che il carico di polline favorisce la stabilità di volo quando ci sono flussi d'aria molto forti. La strategia ha però un costo: tenere impegnate le zampe porta a una diminuzione della manovrabilità, particolarmente utile quando le correnti sono invece deboli o assenti.
Che aria tira? Le osservazioni, dicono gli scienziati, suggeriscono che i bombi scelgano se raccogliere il polline o il nettare a seconda della velocità del vento: in pratica, programmano in anticipo il loro piano di volo.
Serviranno comunque ulteriori studi per avallare l'ipotesi che, se confermata, fornirebbe agli esperti un ulteriore strumento per comprendere i segreti del benessere di api e affini, le cui colonie appaiono in declino in diverse zone del mondo.