Il parrocchetto di Norfolk è una specie endemica dell'omonima isola al largo dell'Australia, della quale è anche l'animale-simbolo. È in pericolo di estinzione per i "soliti" motivi legati alla distruzione dell'habitat, che negli ultimi decenni si sono aggiunti ai problemi che questo uccello ha naturalmente: tra questi, il fatto che l'isola è ricca di parassiti che ne mettono a rischio la salute. Una serie di osservazioni sul campo, raccontate in uno studio pubblicato su Austral Ecology, hanno dimostrato però che, almeno per quest'ultima questione, il parrocchetto di Norfolk ha trovato una soluzione naturale: l'uso della corteccia di una pianta locale dalle proprietà medicinali. Non solo: la prima autrice dello studio ha pubblicato su The Conversation un articolo nel quale suggerisce che questa abitudine non abbia solo scopi sanitari, ma anche ricreativi.
L'automedicazione del parrocchetto. La lista di parassiti dai quali il parrocchetto di Norfolk si deve difendere è molto lunga: ci sono pidocchi che si annidano tra le sue piume, acari che gli succhiano il sangue, pulci e zecche, e anche funghi e batteri. Un problema molto diffuso tra gli uccelli in generale, che di solito lo risolvono facendosi dei lunghi bagni (di acqua o di sabbia), o in certi casi coprendosi di formiche che respingono i parassiti. Il parrocchetto di Norfolk, invece, ha optato per una soluzione vegetale: lo studio, cominciato nel 2015, documenta diversi casi in cui questo uccello usa i succhi della corteccia di Piper excelsum, una pianta della famiglia di peperoni e peperoncini, per ricoprirsi le piume. Il metodo è semplice: l'animale sceglie un ramo giovane e quindi più delicato, lo morde e raccoglie il liquido che fuoriesce dalla ferita, mischiandolo con l'olio prodotto da una sua ghiandola e spalmandoselo sulle piume, usandolo quindi come una crema anti-parassiti.
Salute ma anche piacere. Come detto, però, potrebbe esserci altro dietro a questo comportamento. Penny Olson, la prima autrice dello studio, spiega che i parrocchetti sembrano divertirsi molto durante questa operazione, aumentando la propria attività: è possibile che le sostanze aromatiche rilasciate dalla pianta di Piper excelsum abbiano un effetto inebriante, forse persino eccitante dal punto di vista sessuale. Non sarebbe una novità nel mondo degli uccelli: le specie che usano le formiche per tenere lontani i parassiti godono anche degli effetti collaterali dell'acido formico, che è anch'esso uno stimolante (anche per noi umani, immaginate quindi per un animale che pesa pochi grammi).