Nell'ultimo anno e mezzo, una silenziosa epidemia ha letteralmente portato milioni di stelle marine della West Coast americana a liquefarsi sul fondale marino. Secondo gli esperti, si è trattata della peggiore infezione mai registrata tra le creature acquatiche: eppure, fino a pochi giorni fa, l'identità del temibile virus responsabile era ancora un mistero.
Ora un articolo apparso su Proceedings of the National Academy of Sciences fa luce su questo enigma. A uccidere le stelle marine sarebbe un Densovirus, un tipo di Parvovirus già noto per infettare insetti, crostacei e alcune specie di ricci di mare.
Tornato a colpire. Secondo i biologi della Cornell University che hanno condotto le ricerche, questo patogeno sarebbe rimasto latente negli echinodermi per anni, prima di esplodere con una particolare virulenza, complici cause ancora non del tutto chiarite.
I sintomi. La malattia ha iniziato a far parlare di sé nel giugno 2013, dopo le segnalazioni di alcuni sub di stelle marine malate al largo di Vancouver, Canada, e Seattle (Washington). Gli esemplari colpiti presentano inizialmente alcune lesioni di colore biancastro; con il progredire dell'infezione, perdono gli arti, fino a "sciogliersi" del tutto, lasciando dietro di sé soltanto una poltiglia appiccicosa e una sorta di scheletro calcareo.
Disastri a catena. Con il passare del tempo, l'epidemia - ribattezzata "sea star wasting syndrome" - si è estesa alle acque della California; più di 20 diverse specie di stelle marine sono state colpite, mentre gli altri echinodermi (membri, cioè, della stessa famiglia) sono stati risparmiati. Le stelle marine, voraci predatori, sono animali chiave nella catena alimentare marina. Con la loro diminuzione, la presenza di cozze e altri bivalvi, loro prede preferite, aumenta senza controllo, riducendo le specie di alghe e di anemoni di mare. Ne va degli equilibri di interi ecosistemi.
Colto in fallo. I ricercatori hanno raccolto centinaia di campioni di tessuto di stelle marine malate per estrarne il DNA; quindi, hanno confrontato il genoma con quello di esemplari sani. Il Densovirus è apparso decisamente più abbondante negli esemplari malati. Trasferendolo in stelle sane, queste hanno sviluppato gli stessi caratteristici sintomi.
una vecchia conoscenza. L'analisi di esemplari apparentemente sani raccolti dal 1923 al 2010 ha poi evidenziato che quella tra il Densovirus e le stelle marine è una storia di vecchia data. La sua presenza nel DNA degli animali è stata riscontrata in 5 diverse annate, nonostante le creature non avessero sviluppato sintomi evidenti.
concause ambientali. Il virus sarebbe quindi rimasto silente a lungo, per esprimersi nell'ultimo anno e mezzo con una carica devastante.
Tra i fattori che potrebbero averne favorito la diffusione figurano la sovrabbondanza di questi animali, i cambiamenti climatici (con l'acidificazione delle acque oceaniche, fonte di stress per gli echinodermi), o una mutazione del virus stesso. Certo è molto strano che un singolo virus sia stato capace di una così larga diffusione.