Il nome del killer è quasi uno scioglilingua: Batrachochytrium dendrobatidis, ma gli esperti di anfibi (gli erpetologi) lo chiamano chitridio. È un fungo microscopico che colpisce anfibi, in gran parte rane e raganelle, fino a ucciderli. Fino a qualche tempo fa l’origine di questo fungo era ignota: diversi studi genetici hanno di volta in volta localizzato prima in Africa, poi in Nord e Sud America, poi ancora in Giappone e Asia orientale la zona di nascita dell’antenato comune dei funghi colpevoli dell’epidemia (tecnicamente definita panzoozia).
Un ampio studio, pubblicato su Science (qui il riassunto, in inglese), che ha coinvolto decine e decine di ricercatori, è servito finalmente a scoprire con precisione che il malefico chitridio proviene dalla Corea. Gli scienziati hanno studiato la composizione genetica del fungo e hanno scoperto che la struttura del genoma del ceppo presente nella penisola asiatica, in particolare la sua grande variabilità genetica, ha tutte le caratteristiche di un ceppo ancestrale da cui sono derivati tutti quelli che stanno distruggendo le popolazioni di anfibi in tutto il mondo.

È stato anche determinato che il ceppo distruttore è relativamente recente: risale al massimo al Ventesimo secolo - molto poco, in termini evolutivi.
Estinzione globale. Gli studi per capire l’origine del chitridio, e quindi fermarlo, sono febbrili, perché l’effetto del parassita è devastante per molte specie: ben 700 specie di anfibi, sulle 1300 studiate, sono risultate colpite dal fungo.
Dopo aver attaccato la pelle dell'animale, il fungo causa l’impossibilità di respirare, assorbire i liquidi o termoregolare correttamente: la morte sopraggiunge in breve, spesso per attacco cardiaco.

La malattia, chiamata chitridiomicosi, ha causato una vera ondata di estinzioni o di drastica diminuzione delle popolazioni dei piccoli anfibi in molti continenti, dall'Australia all'America Centrale e Meridionale, dalle isole Caraibiche fino alla Penisola Iberica.
Colpa del commercio. Dopo aver rintracciato l’origine del parassita, i ricercatori fanno anche un'ipotesi sulla sua rapida diffusione, secondo loro dovuta principalmente alla vendita di rane e raganelle per usi terraristici, medici e alimentari. Il commercio e quindi la propagazione fulminea del fungo sembrano proprio dovute alla vendita di anfibi, e probabilmente anche al rilascio successivo in natura di animali perché troppo grossi o non più graditi: fatti tipici proprio di alcuni periodi del secolo scorso.