L'argillite di Burgess è uno degli scrigni paleontologici più ricchi del mondo. È, come suggerisce il nome, un deposito di argillite che si trova nella British Columbia, in Canada, vicino al monte Burgess; risale al Cambriano medio, tra i 513 e i 500 milioni di anni fa, e conserva i fossili di centinaia di specie comparse sulla Terra durante la cosiddetta esplosione cambriana. Scoperta all'inizio del Novecento, l'argillite di Burgess continua ancora oggi a regalarci sorprese.
Eccezionale. L'ultima in ordine di tempo è il ritrovamento dei fossili di un centinaio di esemplari di stanleycaride (Stanleycaris hirpex), un animale appartenente alla classe estinta dei Dinocaridida. L'eccezionalità di questi resti sta nel loro stato di conservazione, talmente buono che è possibile osservare persino il loro cervello. I fossili sono stati descritti in uno studio pubblicato su Current Biology.
La stanleycaride è un radiodonte, uno degli ordini in cui erano divisi i Dinocaridida, al quale appartengono anche altri rappresentanti noti della fauna di Burgess, su tutti Anomalocaris. Visse circa 500 milioni di anni fa, e finora la conoscevamo solo grazie a frammenti sparsi. I nuovi fossili studiati dall'università di Toronto (268 esemplari in totale) sono invece conservati alla perfezione, e ci permettono di farci un'idea più chiara sull'aspetto che aveva questo lontano parente dei moderni artropodi.
Terzo occhio. Innanzitutto, Stanleycaris aveva tre occhi, una caratteristica unica tra i radiodonti e che non è presente neanche nei moderni artropodi: non è ancora chiaro cosa sia successo con l'evoluzione a questo "occhio mediano", se si sia fuso con gli altri o al contrario se si sia diviso in due. Soprattutto, abbiamo potuto osservare il suo sistema nervoso nel dettaglio.
Lo stato di conservazione dei nuovi fossili è talmente eccezionale che "riusciamo anche a distinguere i dettagli più minuscoli, per esempio la presenza di un centro nervoso deputato a processare le immagini provenienti dai due occhi laterali, oppure i nervi che si collegano alle appendici. È come guardare un animale morto ieri" come ha spiegato il primo autore dello studio, il dottorando Joseph Moysiuk.
In testa alla classifica. Il sistema nervoso è visibile in circa un terzo dei 268 fossili rinvenuti, che dimostrano che il cervello di Stanleycaris era diviso in due parti, una deputata a controllare gli occhi, un'altra le appendici anteriori; i moderni artropodi hanno il cervello tripartito, e questi fossili potrebbero, tra le altre cose, darci un'idea più chiara di come si sia evoluta questa struttura.
La ricchezza di questi ritrovamenti fa balzare Stanleycaris in cima alla classifica degli animali cambriani che conosciamo meglio: la speranza è che l'argillite di Burgess abbia altri regali da farci.