L'analisi del materiale genetico lasciato sulle ragnatele rivela la specie dei ragni che le hanno tessute, e persino il contenuto dei loro ultimi pasti: lo dice uno studio pubblicato su Plos One, che potrebbe trovare applicazione nel campo della conservazione delle specie di aracnidi più a rischio, o nel controllo delle specie invasive.
CSI allo zoo. La tecnica messa a punto dai ricercatori dell'University of Notre Dame, nell'Indiana, è stata sperimentata su alcune vedove nere (gen. Latrodectus) di uno zoo locale. Gli scienziati hanno estratto e analizzato il DNA mitocondriale dalle ragnatele, scoprendo che le tracce genetiche conducevano in modo preciso alla specie del ragno in questione, ma anche all'ultimo "pranzo" consumato: in questo caso, alcuni grilli.
Senza disturbare. In passato l'identificazione dei ragni era lasciata all'osservazione diretta (soprattutto dei genitali che variano molto da specie a specie) ed era suscettibile di errori. Il nuovo metodo permetterebbe di risalire, in modo non invasivo, alla specie esatta che ha prodotto la tela, senza neanche dover catturare l'esemplare.
Usi. Molte le possibili applicazioni: la tecnica potrebbe servire a mappare la distribuzione delle specie a rischio o di quelle velenose; ad analizzare la biodiversità di alcune aree o a contenere la diffusione di specie aliene (che si trovino, cioè, fuori dal loro tipico areale).