Scoperto da qualche decennio, lo spinosauro (Spinosaurus aegyptiacus) sembrava solo un enorme dinosauro predatore, come nel Cretaceo ce n’erano tanti. Questo cacciatore abitava in Nord Africa: pesante 20 tonnellate e lungo oltre 15 metri, il suo muso aveva quasi 30 denti lunghi e affilati. Forse è stato il più grande dei dinosauri predatori, tanto da apparire in un film della serie Jurassic Park mentre uccide un tirannosauro. Il muso allungato, da coccodrillo, il corpo lungo e snello e una “vela” ossea sul dorso ne facevano una specie strana.
Ma non strana quanto ha invece poi scoperto un gruppo di ricercatori, tra cui gli italiani Cristiano Dal Sasso, Simone Maganuco, Matteo Fabbri e Dawid Iurino: lo spinosauro era infatti una specie acquatica.
Il grosso dinosauro fa parte di un gruppo, i Teropodi, che sono famosi per il muso corto e fortissimo, per le ossa leggere e la presenza di penne: non per niente grazie a queste particolarità dai teropodi sono derivati gli uccelli; questi hanno utilizzato caratteristiche precedenti, che gli evoluzionisti chiamano exaptation, per diventare piccoli, snelli e in grado di volare. Sono teropodi anche alcuni tra i dinosauri più noti, come i tirannosauri e i velociraptor, così come il famoso Archaeopteryx.
Un tuffo dove l’acqua è più blu. Tutte le parti del corpo dello spinosauro sono invece adattate a una vita in acqua. Per esempio le ossa: non sono cave come quelle dei teropodi ma, come quelle degli antichi mammiferi acquatici antenati delle balene, sono dense e piene. Permettono così un maggior controllo in acqua, un po’ come la cintura a piombi dei subacquei. Le narici, come nei coccodrilli, sono arretrate e più piccole, così che il muso può stare a pelo d’acqua. Infine, per nuotare meglio, i piedi sono palmati. Il predatore aveva inoltre il bacino piccolo, ma le cosce muscolose: poco adatte a camminare sulla terraferma, ma perfette per il nuoto.

Un altro adattamento all’acquaticità è la presenza di sensori di pressione, particolari strutture presenti sulla punta del muso (scoperte facendo una TAC a un muso dello spinosauro conservato al Museo di storia naturale di Milano e visibili nella ricostruzione a fianco). Questi sensori sono simili a quelli di foche, coccodrilli e altri animali acquatici, e servono a percepire la presenza di prede in movimento, come i pesci, anche nell’acqua torbida.
Un ambiente ricco e pericoloso. «La strada evolutiva presa dallo spinosauro è opposta rispetto ai suoi parenti», dice Cristiano Dal Sasso, del Museo di storia naturale di Milano e tra gli autori dello studio, «ed è ancora più paradossale per un dinosauro teropode, perché la loro tendenza evolutiva in altre specie è verso un alleggerimento dello scheletro».
Inoltre lo spinosauro, scomparso circa 97 milioni di anni fa, è il più avanzato dei dinosauri e l’ultimo della sua stirpe. Quindi il rappresentante più estremo di questa tendenza evolutiva.


Gli spinosauri vivevano in quelli che adesso sono chiamati letti del Kem Kem, dove un tempo c'era un grande sistema fluviale, esteso dal Marocco all'Egitto. Erano ecosistemi ricchi di fiumi e prede, di altri dinosauri erbivori e pesci, ma anche di altri predatori potentissimi come il carcarodontosauro o il Rugops. «Molto meglio», conclude Dal Sasso, «andare in acqua a cercare le prede ed evitare la competizione sulla terraferma. È vero che spinosauro era grande e grosso, ma era anche molto più snello di altri predatori». Secondo Dal Sasso, se non si fossero estinti, forse con questo “esperimento evolutivo” sarebbero diventati molto più simili alle balene di tutti gli altri rettili antichi. I dinosauri hanno quindi dato origine da una parte agli uccelli, da un'altra a "simil-balene". Gli uni sono sopravvissuti, gli altri sono scomparsi.
La scoperta sarà la base di una mostra che si terrà a Washington dal 12 settembre 2014 al 12 aprile 2015. Al suo interno il modello di spinosauro, realizzato dallo staff dell'azienda italiana Geo-Model con la supervisione scientifica di Simone Maganuco.
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