Tra tutte le possibili tracce fossili lasciate dagli animali, lo sperma è una delle più difficili da ritrovare: come tutte le sostanze organiche si decompone in fretta, a differenza di strutture parzialmente inorganiche come ossa, esoscheletri o conchiglie.
Servono circostanze eccezionali perché un campione di sperma si conservi per milioni di anni, ed è per questo che gli ostracodi intrappolati nell'ambra e rinvenuti nel Myanmar dei quali parla un nuovo studio pubblicato sui Proceedings of the Royal Society è un fossile eccezionale: contiene infatti tracce di sperma che risalgono a 100 milioni di anni fa, le più antiche mai ritrovate sulla Terra.
Ostra... che? Gli ostracodi sono minuscoli crostacei (raramente superano il millimetro di lunghezza) che, come accade per molte creature di piccole dimensioni, producono uno sperma gigante. Una "regola" che vale per gli ostracodi odierni come per quelli di milioni di anni fa: gli esemplari intrappolati nell'ambra e oggetto dello studio, 39 individui appartenenti a specie già conosciute (e una nuova, Myanmarcypris hui), sono lunghi in media 0,6 millimetri. È invece impossibile misurare direttamente la lunghezza delle cellule spermatiche, che sono conservate nel corpo degli esemplari sotto forma di masse aggrovigliate, ma gli autori dello studio stimano che siano lunghe almeno 0,2 mm: un terzo della lunghezza totale degli animali.
A cosa serve il supersperma? Lo sperma degli ostracodi del Myanmar non è il più lungo mai ritrovato: nel 2014, in Australia, venne ritrovato un fossile di 16 milioni di anni fa la cui "dotazione" arrivava a 1,2 millimetri di lunghezza. Si tratta però senza dubbio del più antico, visto che risale a 100 milioni di anni fa, in pieno Cretaceo.
Il dato non è solo un record di longevità, ma rivela molto sull'evoluzione degli ostracodi: le strutture anatomiche presenti negli esemplari fossili (per esempio il gancio che il maschio usa per attaccarsi alla femmina durante la copula) sono sostanzialmente identiche a quelle degli ostracodi odierni, "un esempio fondamentale di stati evolutiva", come si legge nello studio, che si conclude mettendo in evidenza anche "la capacità dell'ambra di conservare tessuti molli che raramente si preservano in altri tipi di depositi fossili".