La sesta estinzione di massa, quella causata dalla nostra presenza sul pianeta e alla quale stiamo assistendo in diretta, sta mettendo in pericolo circa un milione di specie tra piante e animali: entro il 2050 corriamo il rischio di vedere estinguersi tra il 30 e il 50% di tutte le specie viventi.
I numeri sono spaventosi: limitandoci ai vertebrati, il 40% degli anfibi, il 25% dei mammiferi e il 13% degli uccelli stanno andando verso l'estinzione. E i rettili? Sono poco studiati e poco considerati, e finora mancavano valutazioni a livello globale sulle loro possibilità di sopravvivenza. Un buco colmato da un nuovo studio pubblicato su Nature che dimostra come un rettile su cinque sia a rischio estinzione, e spiega anche quali sono i gruppi più in pericolo, perché lo sono e, soprattutto, cosa dobbiamo fare per invertire la tendenza.
Uno su cinque (non) ce la farà. Lo studio, durato 15 anni, è stato condotto da Neil Cox e Bruce Young: il primo è un conservazionista che lavora per l'IUCN, l'associazione internazionale per la conservazione della natura, mentre il secondo è tra i fondatori del network NatureServe. Insieme, i due hanno studiato la situazione conservazionistica di 10.196 specie di rettili, sostanzialmente tutte quelle che conosciamo e abbiamo classificato finora.
Hanno così scoperto che un rettile su cinque è a rischio estinzione (un po' di più, in realtà: è il 21%), o se preferite che delle oltre 10.000 specie ce ne sono 1.829 che sono vulnerabili, a rischio o a rischio critico (cioè le tre categorie, di gravità crescente, usate dall'IUCN per stabilire lo stato di conservazione di una specie).
Lucertole bene, tartarughe male. Quelle messe peggio sono le tartarughe: il 58% delle specie che appartengono a quest'ordine rischiano di estinguersi nei prossimi anni. Va male anche a coccodrilli e alligatori: il 50% delle specie si avviano a sparire dalla faccia della Terra.
Va invece un po' meglio agli squamati, cioè lucertole e serpenti: "solo" il 19% delle loro specie è a rischio estinzione; tra queste si segnalano in particolare gli iguanidi, il 74% dei quali è nella "lista rossa".
L'analisi ha anche permesso a Cox e Young di individuare dei trend: per esempio, le specie che vivono nelle foreste sono tendenzialmente più a rischio di quelle che stanno in habitat aridi, perché il loro ecosistema è a sua volta più a rischio a causa della deforestazione e dell'espansione urbana.
L'attività umana è ovviamente il principale fattore di rischio di estinzione per i rettili, ma non l'unico: 257 specie nel mondo sono minacciate da mammiferi invasivi, per esempio, mentre le tartarughe soffrono a causa del commercio illegale e i coccodrilli per la caccia.
C'è poi il riscaldamento globale: in molte specie di rettili il sesso biologico è determinato dalla temperatura, e se quest'ultima aumenta rischia di "sballare" le proporzioni tra maschi e femmine nelle popolazioni.
Verrebbe da chiedersi come mai stiamo scoprendo solo adesso queste cose: secondo Young, il problema è che «i rettili non piacciono a molta gente, e quando si parla di conservazione ci concentriamo di più sulle creature pelose o piumate».