Animali

I selfie con gli animali selvatici sono un pericolo (per loro)

Una foto col gorilla... Ma la mania dell'autoscatto è uno stress per gli animali selvatici e, in più, portiamo loro le nostre malattie.

I selfie stanno diventando un problema - e non solo per gli esseri umani. Chiedete a un gorilla di montagna, per esempio, che cosa ne pensi degli autoscatti: probabilmente vi risponderà starnutendovi in faccia, perché nel contatto ravvicinato con l'ennesimo turista è stato infettato da un qualche virus respiratorio che non era attrezzato a combattere.

Non stiamo inventando nulla: è quello che racconta uno studio condotto dalla Oxford Brookes University, presentato alla riunione annuale della European Federation for Primatology e pubblicato sul numero del 26 ottobre del New Scientist. Nel corso della ricerca, un gruppo di scienziati guidato da Gaspard van Hamme ha analizzato centinaia di interazioni social tra uomo e animale per provare a capire se i turisti rispettino le "regole di ingaggio" quando hanno a che fare con la fauna selvatica (per esempio durante un safari).

Per un pugno di like. Ovviamente la risposta alla domanda posta dallo studio è "no". Il team si è concentrato principalmente su un animale, il gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei), che vive in Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo: incontrarne uno è il sogno di ogni turista che va in Africa, anche perché parliamo di un animale raro e in pericolo di estinzione, del quale esistono poco più di mille esemplari al mondo. Proprio per questo i tre Paesi africani hanno promulgato leggi - teoricamente - molto dure per regolare le interazioni tra turisti e gorilla: non ci si può avvicinare a meno di sette metri da un animale, e nel Congo è obbligatorio indossare una mascherina quando ci si addentra nella giungla.

Lo scopo è evitare che i gorilla vengano a contatto diretto con le persone, che potrebbero essere portatrici di virus e batteri potenzialmente letali per gli animali. Serve dirlo? Delle oltre 600 foto analizzate, quasi tutte vedevano i due soggetti a meno di 7 metri di distanza, e in 20 casi c'era un contatto diretto tra uomo e gorilla.

Turisti appestati. Ci sono alcune considerazioni da fare sulla ricerca: innanzitutto, è possibile che l'abbondanza di selfie che non rispettano le regole sia legata al fatto che sono gli scatti migliori, e che quelli "legali" non vengano neanche postati sui social perché ritenuti non all'altezza; come è possibile che molte persone indossino le mascherine e se le tolgano solo per il tempo di uno scatto. Più che produrre un'analisi quantitativa, però, lo scopo dello studio era dimostrare l'esistenza del problema, e la necessità di istruire le guide turistiche al rispetto totale delle regole.

Il rischio è che succeda quello che è accaduto in Ruanda qualche anno fa, quando un branco di 12 gorilla di montagna venne contagiato in massa dal metapneumovirus umano, un virus che causa infezioni all'apparato respiratorio.

Non solo malanni. Malattie ed epidemie non sono l'unica conseguenza negativa della mania dei selfie: un autoscatto può far del male a un animale anche senza trasmettergli alcun virus. L'esplosione della fotografia fai-da-te e dei social media ha letteralmente trasformato la vita di molti animali selvatici, ormai talmente abituati alla presenza dei turisti da lasciarsi avvicinare senza (apparentemente) troppa paura; un vizio tutt'altro che innocuo: nel 2017 uno studio australiano ha dimostrato che i canguri che vengono coinvolti loro malgrado in selfie e foto varie subiscono uno stress molto forte, che li spinge ad allontanarsi dall'area dove sono stati immortalati. Che però spesso è anche casa loro, dove si nutrono e si riproducono: costretti a fuggire dall'invadenza umana, molti esemplari finiscono per morire di fame e abbattere i tassi di natalità della specie nell'area.

Il problema è talmente diffuso (tra il 2014 e il 2017 il numero di queste foto su Instagram è cresciuto del 292%) che la WAP, la World Animal Protection, ha creato un vero e proprio Wildlife Selfie Code che stabilisce quali comportamenti tenere quando si ha a che fare con la fauna selvatica, e ha collaborato con Instagram per la creazione di un "bot anti-crudeltà", con un messaggio pop-up sulla sofferenza animale che spunta ogni volta che un utente visualizza una foto contenente una persona e un animale selvatico.

2 novembre 2019 Gabriele Ferrari
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