Animali

I parassiti creatori di zombi

Alcuni parassiti modificano l'aspetto e il comportamento dell'animale che invadono, per garantirsi migliori possibilità di sopravvivenza.

Una delle più grandi forze dell’evoluzione sono stati i parassiti che, cercando di colpire e sfruttare i corpi di piante e animali, hanno spinto lo sviluppo di sistemi di difesa, come quello immunitario. Ci sono però anche comportamenti subdoli, con parassiti che modificano il comportamento di un ospite per il proprio tornaconto.

Uno degli esempi più diffusi in natura è quello dei funghi del genere Ophiocordyceps, parassiti degli insetti. I più noti sono i Ophiocordyceps unilateralis, che hanno come vittime le formiche della foresta tropicale: quando riescono ad arrivare sul corpo di una formica operaia, questi funghi prolungano i loro filamenti all’interno dell’insetto e arrivano a modificarne l’espressione dei geni e quindi il comportamento.

Morte sull'erba. Il fungo spinge la formica ad arrampicarsi su uno stelo d’erba o un cespuglio, fino a circa 25-30 centimetri dal suolo, e lì la blocca e la uccide. A quell’altezza le condizioni ambientali sono l’ideale per la diffusione delle spore del fungo, che approfitta fino in fondo del suo "ascensore animale", giunge a maturazione e sparge infine le spore nell’ambiente adatto.

Il canto mortale. Un altro fungo cambia invece il comportamento degli anfibi che infetta. Il Batrachochytrium dendrobatidis è uno dei peggiori parassiti del pianeta: ha spazzato via intere popolazioni di rane e rospi, e a volte intere specie. Quando colpisce le raganelle giapponesi, le spinge a cantare più a lungo e più velocemente: i ricercatori non sono del tutto certi che sia il fungo a indurre questo comportamento, ma l'idea è che le raganelle “ipercantanti” attirino più partner sessuali e in questo modo permettano al fungo di diffondersi più rapidamente.

Che testa grande! Un altro esempio, ancora più macabro, è quello della vespa Euderus set. Il piccolo imenottero è un parassita di un’altra vespa, della specie Bassettia pallida. Questa depone le uova in alcune specie di querce: per difendersi, la pianta produce un tessuto che forma un grosso bozzo, la galla, al cui interno si sviluppa la larva della Bassettia. Interviene a questo punto la prima vespa, che inietta le sue uova nella larva già esistente, che continua tranquillamente il suo sviluppo fino al momento di uscire, quando deve scavare un buco nella galla per uscire. Succede però che l'animale parassitato faccia attraverso la galla un buco leggermente più piccolo del necessario: quando cerca di uscire la testa passa ma il corpo no, e rimane lì a morire, mentre la Euderus se la mangia dal di dentro.

Niente fiori. Un gruppo di batteri, i fitoplasmi, infettano le piante e cambiano il “comportamento” degli ospiti per diffondersi meglio. Quando infettano un vegetale, infatti, modificano l’espressione dei loro geni fino a trasformare i fiori in foglie. In questo modo la superficie su cui possono atterrare alcuni piccoli insetti che succhiano la linfa vegetale, le cicadelle, aumenta molto. Questi insetti (parenti alla lontana delle cicale, sono le stesse che diffondono il famoso batterio Xylella, parassita degli ulivi in Puglia), succhiando le linfa assorbono anche i batteri che diffondono poi su altre piante, aumentando così la diffusione del batterio.

acqua ovunque. Molti parassiti appartengono a gruppi animali (phylum) dalla struttura lunga e stretta, che noi definiamo tutti “vermi”. Uno di questi phylum è quello dei Nematomorfi, composto da circa 2.000 specie di vermi piccoli e grandi che somigliano a capelli: gli adulti hanno vita libera, ma le loro larve sono parassite. Paragordius tricuspidatus e Spinochordodes tellinii colpiscono gli ortotteri, insetti come cavallette e grilli. Dopo che li hanno invasi e si sono nutriti per un po’ dei loro liquidi interni, penetrano nel loro cervello e li spingono a dirigersi verso l’acqua, che non è certo il loro ambiente naturale, per completare lo sviluppo. Qui l’insetto annega, ma il verme può uscire dalla sua preda e ricominciare il ciclo.

28 marzo 2017 Marco Ferrari
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