Quello che raccontano i libri di paleontologia è che i Mammiferi (la classe di animali cui apparteniamo anche noi) nel Mesozoico fossero una gruppo di specie piccole e notturne, che vivevano "tra le zampe" dei veri dominatori del periodo che andava da 250 a 65 milioni di anni fa, cioè i dinosauri. Ad avvalorare questo quadro, molte delle specie trovate fino a qualche tempo fa erano di dimensioni modeste e con una struttura corporea poco variata.
Piccoli, ma numerosi. Una nuova ricerca di due paleontologi statunitensi ha preso in esame dettagli importanti dello scheletro di alcuni fossili, cioè i denti e le mandibole. Gli studiosi sono giunti alla conclusione che anche durante l’Era dei Grandi Rettili i mammiferi fossero numerosi e ben diversificati (anche se non quanto nelle epoche successive).
David Grossnickle e David Polly, dell’Indiana University (Usa), hanno passato al setaccio 39 specie di mammiferi viventi, cui hanno aggiunto altre 87 specie fossili, analizzando la struttura di denti e mandibole. Hanno diviso le specie in nove “tipi funzionali”, che non sono però direttamente specie, e ne hanno seguito l’aumento e la diminuzione del numero di specie.
Insieme a questi dati, hanno messo su di un grafico anche cosa accadde alle piante a fiore, le Angiosperme. Queste, che costituiscono la stragrande maggioranza delle piante che conosciamo (il resto sono conifere, cioè Gimnosperme), si sono evolute e sono aumentate di numero proprio alla fine del Mesozoico, in un periodo chiamato Cretaceo.
Ecologia del passato. È risultato che i differenti tipi funzionali di mammiferi sono aumentati o diminuiti nel tempo, secondo le diete e l’ambiente in cui vivevano. Alcuni, come gli animali con i cosiddetti triconodonti (denti a tre coni), sono quasi scomparsi, altri, come le specie con denti tribosfenici (molari a tre cuspidi), sono aumentati.
Secondo gli studiosi, questo andamento del numero delle specie di mammiferi è dovuto a quello che è accaduto alle piante a fiore.
Dopo lo sviluppo della Angiosperme, infatti, c’è stata anche una vera e propria esplosione delle specie di insetti, che possono essere stati una importante riserva di cibo per i mammiferi di quell'epoca, e un'altra fonte di cibo possono essere stati i frutti delle Angiosperme.
La conclusione, quindi, è che la storia dei mammiferi al tempo dei dinosauri sia molto più complessa di quello che si pensava.
Non è vero che i grandi rettili hanno impedito ai mammiferi di sviluppare un alto numero di specie: l’evoluzione dei nostri lontani antenati è stata spinta più dalla nascita delle piante a fiore che da altri fattori.