Il Journal of Unmanned Vehicle Systems ha recentemente pubblicato uno studio condotto dalla statunitense NOAA (amministrazione nazionale per l'oceano e l'atmosfera) insieme agli scienziati dall'acquario di Vancouver (Canada). Il risultato fa ben sperare per il futuro della ricerca sui grandi animali marini che vivono in libertà: è stata infatti dimostrata l'utilità dei droni nella fotogrammetria, cioè per l'acquisizione di dati relativi alla forma e alla dimensione di un oggetto a partire da immagini digitali.
I vantaggi. La ricerca tradizionale, condotta attraverso aeroplani ed elicotteri, presenta alcuni limiti: è molto costosa, non consente di raggiungere i luoghi più impervi e inoltre obbliga a scattare fotografie dalla distanza, in modo da non disturbare i pesci. Un drone supplisce a tutti questi inconvenienti.
Lo studio. Nel corso di circa un anno, NOAA e acquario di Vancouver hanno utilizzato un esacottero attrezzato con fotocamera digitale per monitorare una famiglia di orche nelle acque dell'oceano Pacifico, vicino all'Isola di Vancouver. Gli scatti hanno consentito non solo di distinguere i mammiferi in base ad alcune caratteristiche fisiche, ma anche di valutarne lo stato di salute a seconda della variazione della massa corporea - ad esempio considerando in quale misura influisce la diminuzione della popolazione di salmoni reali, principale fonte di alimentazione per queste orche.
Le conclusioni. I ricercatori affermano che siamo di fronte al «primo e pienamente riuscito esperimento sul campo», che dimostra l'efficacia di questa soluzione per la fotogrammetria. E auspicano che i droni, pratici ed economici, possano essere utilizzati per lo studio di tutti gli animali selvatici.