Animali

I corvi, come l'uomo, hanno capacità di astrazione

Quando immaginano di essere spiati da un loro simile si affrettano a nascondere le scorte di cibo. Anche se l'altro uccello non è a portata di sguardo.

Qualcuno le chiamerebbe manie di persecuzione. I biologi preferiscono definirla capacità di pensiero astratto: i corvi riescono a supporre di essere spiati da un presunto rivale, e in quel caso si premurano di nascondere accuratamente le scorte di cibo, anche quando il pennuto in questione non c'è e nessuno, di fatto, li sta guardando.

Quasi "umani". Questa capacità di astrazione - in questo caso, immaginare le intenzioni dell'altro senza la sua osservazione diretta - era creduta, finora, una prerogativa squisitamente umana. Ma la scoperta pubblicata su Nature Communications racconta una storia diversa.

Guarda quello! Per sei mesi Thomas Bugnyar, esperto in cognizione sociale animale dell'Università di Vienna, ha studiato 10 corvi allevati in cattività. Gli uccelli sono stati sistemati in stanze adiacenti con finestre comunicanti inizialmente lasciate scoperte, per permettere a ciascuno di spiare i vicini mentre ricevevano razioni di cibo.

Addestrati al sospetto. Dopo questa fase iniziale le finestre sono state oscurate, ma è stato lasciato uno spiraglio da cui gli animali hanno imparato a spiare, e sapevano di poter essere spiati. A questo punto è stato fornito cibo da nascondere a ciascuno dei corvi, mentre in sottofondo risuonavano le registrazioni di versi di loro simili. Solo quando lo spiraglio della finestra era stato lasciato aperto (e c'era quindi la reale possibilità di essere visti) gli uccelli hanno mostrato una particolare cura nel celare le provviste.

Via libera. Quando lo spiraglio era chiuso, nonostante il gracchiare mandato in loop, i corvi non si sono allarmati, come se sapessero che non potevano essere spiati. A questi pennuti, da tempo noti per le sorprendenti doti cognitive, non serve basarsi su espliciti segnali visivi per immaginare di essere visti. Anche gli scimpanzé capiscono se un loro simile li sta guardando, ma ci riescono osservando il movimento della testa, o degli occhi del rivale.

«Ciò suggerisce - conclude Bugnyar - che i corvi facciano generalizzazioni basate sull'esperienza, e non si limitino a interpretare e rispondere al comportamento visibile di altri uccelli».

5 febbraio 2016 Elisabetta Intini
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