Sappiamo che il naso dei cani (il tartufo) contiene 300 milioni di recettori olfattivi - contro i 6 milioni di quello umano - e che ai cani da salvataggio si danno spesso da annusare indumenti della persona da trovare. Che aspetto ha, quell'odore, nel loro cervello?
In uno studio pubblicato sul Journal of Comparative Psychology si sostiene che i cani formano una rappresentazione mentale dell'oggetto che pensano corrispondere all'odore percepito. È una traccia olfattiva che veicola informazioni ben più precise del semplice buono/cattivo, nemico/amico: è l'analogo della nostra informazione visiva.
Lo senti? Trovalo! I ricercatori del Max Planck Institute For the Science of Human History sono giunti a questa conclusione dopo aver condotto diversi test su 48 cani, 25 dei quali con un training da cane poliziotto o da ricerca alle spalle. Mentre i quadrupedi aspettavano in una stanza, gli scienziati hanno trascinato il loro giocattolo preferito sul pavimento del laboratorio e l'hanno poi nascosto. I cani sono stati quindi invitati a seguire la traccia odorosa fino a trovare il proprio feticcio.
Nella metà dei casi hanno scovato il proprio gioco, nell'altra è stato fatto trovare un oggetto "a sorpresa", diverso da quello usato per la scia odorosa. I cani sono rimasti interdetti e hanno poi ricominciato a cercare l'oggetto corretto, finché non è spuntato fuori. Ciò suggerisce che a partire dall'odore i cani abbiano formato una rappresentazione mentale precisa dell'oggetto da trovare: abbastanza accurata da capire quando la traccia portava a una scoperta "sbagliata", incongruente.
Non solo vista. Naturalmente si tratta di uno studio comportamentale, che andrebbe suffragato da ulteriori prove. Ma la capacità di formare immagini mentali a partire da input non visivi era già stata attribuita ad altri animali: per esempio ai cavalli, che saprebbero ricavare immagini mentali del loro padrone umano o dei loro simili, in base alla voce o ai nitriti percepiti.