L'immagine epica e quasi eroica dell'esploratore che nei primi del Novecento percorreva per la prima volta i ghiacci dell'Antartide su una slitta è un classico, ma è anche falsa. O meglio, è romanticizzata e incompleta, e non tiene conto di un dettaglio tutt'altro che secondario: i cani da slitta che lo trainavano in giro per il continente non erano particolarmente felici di farlo, perché non mangiavano abbastanza.
Facciamo i conti. Lo spiega un nuovo studio pubblicato su Polar Record, che analizza il contenuto nutrizionale del cibo per cani che veniva dato agli animali da slitta durante le spedizioni antartiche, e conclude che, molto semplicemente, non gliene veniva dato abbastanza.
Lo studio si concentra in particolare sul capitano Robert Falcon Scott, un esploratore inglese che circa un secolo fa condusse due famose missioni di esplorazione dell'Antartide: Discovery, che durò dal 1901 al 1904, e Terra Nova, cominciata nel 1910 e terminata anzitempo nel 1913 con la morte del capitano. Il cibo scelto per nutrire i cani da slitta durante queste spedizioni erano i biscotti di marca Spratt's, un'azienda fondata nel 1860 a Londra che produceva il cibo ideale per questi animali: nutriente, compatto, facile da trasportare e soprattutto a lunghissima scadenza.
per avere un'idea... Molte spedizioni dell'epoca, non solo quelle studiate, si rivolgevano a Spratt's per le forniture alimentari: lo studio guidato dalla dottoressa Jill Haley del Canterbury Museum ha scelto questo cibo come modello proprio per la sua onnipresenza nella dieta dei cani da slitta, e per avere quindi un'idea della loro dieta durante missioni particolarmente impegnative dal punto di vista energetico.
Forse il destino dei cani da slitta durante le due spedizioni avrebbe potuto anticipare i risultati dello studio: nel corso della prima delle due, Discovery, stando ai diari di viaggio, agli animali vennero dati da mangiare biscotti Spratt's e pesce essiccato proveniente dalla Norvegia; i cani morirono, tutti e 18, in seguito a un'intossicazione alimentare. Per evitare che il problema si ripetesse, durante la spedizione Terra Nova Scott decise di limitare la dieta al cibo per cani ed eliminare il pesce: il risultato, sempre stando a quello che raccontano i protagonisti della spedizione, è che i cani avevano talmente fame che cominciarono a mangiare anche i loro escrementi pur di ingerire qualcosa, e si ripresero solo quando gli umani iniziarono a servire loro anche del grasso di foca.
Troppo poco! Il problema dei biscotti, però, non è nel loro contenuto: grazie alle analisi di resti e briciole risalenti alle due spedizioni, il gruppo di ricerca ha concluso che dal punto di vista nutrizionale si trattava di alimenti completi.
Il problema è che gli umani gliene davano troppo pochi: circa 3 etti al giorno, quando il fabbisogno energetico legato al fatto di dover trainare enormi slitte ne avrebbe richiesti dai 2,5 ai 3 chili. Quando vi capiterà di vedere illustrazioni o foto d'epoca che mostrano l'intrepido esploratore alla guida di una muta di cani da slitta, fermatevi un attimo, e pensate che a quei poveri animali non veniva dato abbastanza da mangiare.