Uno studio condotto dai ricercatori della Queen Mary University of London (QMUL) e della Royal Holloway University of London (RHUL) ha indagato su un aspetto molto particolare della vita dei bombi: quando sono "ammalati", questi insetti impollinatori cercano di curarsi andando in cerca di nettare contenente sostanze antimicrobiche.
Insetti "farmacisti". Alcune analisi recenti avevano già messo in evidenza l'esistenza nelle apidi (la famiglia di insetti imenotteri di cui fanno parte bombi e api) di un istinto finalizzato all'automedicazione. Gli scienziati londinesi hanno cercato di fare chiarezza su questo tipo di comportamento, conducendo dei test sul Bombus impatiens, una specie di bombo molto diffusa nel nordest degli Stati Uniti.
Per cominciare, un insieme campione è stato infettato con il Crithidia bombi, un parassita che colpisce l'apparato digerente dell'insetto. Successivamente i bombi sono stati messi di fronte a due alternative: del nettare puro e del nettare "corretto" con la nicotina, la quale funge da antiparassitario naturale grazie alle sue note proprietà tossiche. La maggioranza dei bombi malati (al contrario del gruppo di controllo sano) ha scelto di nutrirsi con la nicotina, rallentando così la proliferazione del Crithidia bombi per alcuni giorni.
Pro e contro. L'equilibrio tra vantaggi e svantaggi è risultato però molto labile. I bombi che hanno assunto nicotina hanno evidenziato una perdita di appetito, in modo analogo agli uomini affetti da tabagismo. Inoltre, nonostante l'infezione sia andata incontro a una temporanea regressione, sul lungo periodo l'aspettativa di vita dei bombi malati non è migliorata in alcun modo.
Tutto inutile? Sebbene l'assunzione del composto antimicrobico non sembri sufficiente per salvare la vita degli insetti malati, esiste una chiave di lettura molto più affascinate, ovvero che il comportamento dei bombi sia teso alla conservazione della specie, più che alla preservazione della vita del singolo. Il momentaneo rallentamento della patologia potrebbe infatti servire per difendere soprattutto il resto della colonia, evitando che il parassita si diffonda a macchia d'olio.
«Mentre appare chiaro che per gli esemplari infetti il consumo di nicotina porta lievi benefici», spiega il coautore dello studio David Baracchi, «la sfida maggiore consiste nel capire esattamente in che misura questo farmaco naturale limiti l'impatto della malattia sul resto della società». Serviranno dunque ulteriori ricerche per approfondire i risultati ottenuti dall'equipe britannica.
Una pratica comune. Nel regno animale l'automedicazione non è così rara come si potrebbe pensare. Il fenomeno riguarda infatti diversi vertebrati, in primis gli scimpanzé, che vanno in cerca di specifiche erbe medicinali per curare i propri malesseri.
Un esempio più curioso riguarda invece i comuni passeri cittadini, che portano i mozziconi delle sigarette (che contengono nicotina) nei loro nidi, per ridurre la proliferazione degli acari. Gli studi condotti negli ultimi anni hanno però dimostrato che questo genere di comportamenti, probabilmente innati, sono abbastanza comuni anche in formiche, moscerini e altri tipi di insetti.