L'istinto non c'entra. Probabilmente la chiave della straordinaria capacità di orientamento degli uccelli migratori è racchiusa nei loro occhi. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Oldenburg, in Germania, ha infatti individuato un legame anatomico tra le strutture nervose coinvolte nella percezione visiva (retina e talamo) e quella deputata all'orientamento: un'area cerebrale chiamata "Cluster N", nota per essere la sola che si attiva durante la navigazione in volo. L'evidenza supporta fortemente l'ipotesi che gli uccelli migratori siano in grado di "vedere" il nord magnetico. Del resto, precedenti studi avevano già supposto che il campo magnetico terrestre potesse agire sulla sensibilità degli occhi dei volatili grazie alla presenza, nella loro retina, di un gran numero di criptocromi. Tali fotorecettori generano le cosiddette coppie radicaliche, strutture elettroniche sensibili ai campi magnetici, che permetterebbero agli uccelli di percepire questi ultimi come vere e proprie sensazioni visive. (Foto: beccafico, Sylvia borin, © David Nowell.)