Ci sono sporchi lavori (almeno dal punto di vista di noi Homo sapiens) che però qualcuno deve pur fare: un esempio è il "trattamento" dei rifiuti organici lasciati dagli erbivori sui pascoli. Un servizio fondamentale, svolto dagli scarabei stercorari. Sono insetti dalle caratteristiche sorprendenti, di cui parliamo nell'articolo "Preziosa cacca", su Focus 335.
Come è noto, gli scarabei stercorari si cibano e fanno il nido nella cacca di grandi mammiferi e sono capaci di trasportarne ingenti quantità (per loro): fino a 250 volte il loro peso in una notte. Per farlo hanno bisogno di una forza sconvolgente: acune specie sono in grado di produrre per pochi istanti una spinta pari a 1.000 volte il loro peso corporeo. Come se un uomo riuscisse a spingere 60.000 kg, più o meno l'equivalente di dieci elefanti africani in piedi l'uno sull'altro. Uno sforzo titanico, necessario per portare il loro pasto in un posto sicuro.
Pubblica utilità. Il loro curioso comportamento, tuttavia, è molto importante: «Sono utili spazzini: senza scarabei stercorari, ci ritroveremmo su giallastri pascoli improduttivi, con una compagnia indesiderata», spiega Claudia Tocco, ricercatrice della University of the Witwatersrand, a Johannesburg, in Sudafrica. «Se non ci fossero gli insetti coprofagi, infatti, una mandria di mucche in un pascolo produrrebbe un accumulo di rifiuti organici che finirebbe per limitare anche fisicamente la crescita dell'erba. Mosche e parassiti prolifererebbero nelle masse di escrementi, per poi infastidire noi e gli altri animali».
PASCOLI INVASI. Esagerato? Non proprio, visto che qualcosa del genere è successo sui pascoli dell'Australia. Gli scarabei stercorari locali, adattati alle palline fibrose di canguri e altri animali autoctoni, non riuscivano a trattare le considerevoli produzioni dei bovini d'allevamento; tale accumulo di sterco portava alla moltiplicazione delle mosche (una sola cacca di mucca, in due settimane, poteva sostentare la nascita di 3.000 mosche della specie australiana Musca vetustissima) e al degrado dei pascoli. Così l'agenzia australiana Csiro (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation) dal 1967 iniziò a introdurre specie di scarabei stercorari da altre parti del mondo.
RIDUZIONE DEI GAS SERRA. «Grazie al loro particolare comportamento di alimentazione e nidificazione (nella cacca ndr), gli scarabei stercorari forniscono una serie di importanti servizi», continua Claudia Tocco. «Le specie che seppelliscono lo sterco nel suolo ne velocizzano la rimozione, riducono la perdita di nutrienti – azoto, fosforo, potassio – fondamentali per le piante, e possono anche spostare sottoterra eventuali semi.
In generale, con la loro attività di scavo questi insetti migliorano la porosità e la permeabilità del terreno. Mentre le specie che si alimentano direttamente nella massa degli escrementi facilitano l'aerazione, l'azione dei microbi e la decomposizione».
Sembra poi che i piccoli spazzini possano dare il loro contributo alla riduzione dei gas serra. «Studi recenti», conclude Tocco, «hanno evidenziato che l'attività degli scarabei stercorari può ridurre le emissioni di gas serra come il metano, per quella frazione prodotta dagli escrementi del bestiame d'allevamento. Il metano si forma in condizioni anaerobiche, in assenza di ossigeno, e dunque tale processo è limitato dall'aerazione dello sterco effettuata da questi insetti».