Alcuni ricercatori hanno scoperto che gli elefanti sono portati ad imitare i suoni che sentono più frequentemente e i versi che fanno potrebbero servire proprio come segno di appartenenza a un determinato gruppo.
I piccoli elefanti imitano i suoni dei grandi dello suo gruppo e imparano a fare gli stessi versi, un modo distinguersi dalle altre famiglie. Credit:© P. Granli/ElephantVoices |
Una elefantessa che abita in Kenya e un elefante africano della stessa specie (Loxodonta africana) che vive in uno zoo svizzero possono “parlare” due lingue assolutamente diverse e non riconoscibili tra loro.
Sulla comunicazione tra gli elefanti si sa ancora molto poco, anche se è certo che i loro versi sono tra i più sofisticati e vari del regno animale. Ma non è tutto: alcuni ricercatori del Amboseli Elephant Research Project in Kenya si sono accorti che gli elefanti imparano a emettere i suoni attraverso l'imitazione.
Imitare per imparare L'imitazione vocale - usata da uccelli, pipistrelli, delfini e balene - è una tecnica di apprendimento del “linguaggio” abbastanza rara, soprattutto tra i mammiferi terrestri. Finora, infatti, si pensava che ne fossero capaci soltanto i primati.
Mlaika, un esemplare di elefante africano femmina di 10 anni, vive in semi cattività a tre chilometri dall'autostrada Mombasa-Nairobi in Kenya, molto frequentata dai camion. Gli scienziati, colpiti dai suoi versi inusuali, li hanno analizzati e hanno scoperto che il suono somiglia, come frequenza e “melodia”, proprio a quello dei tir che passano ogni giorno dall'autostrada.
Dopo Mlaika sono stati analizzati anche i versi di un altro elefante africano, Calimero, che vivendo in uno zoo con alcuni elefanti asiatici (Elephas maximus) ha imparato a “cinguettare” come loro. Gli elefanti africani, infatti, di solito emettono un suono profondo e prolungato, mentre quello degli asiatici è più simile a un “cinguettio”.
Suono sociale. In condizioni normali molto probabilmente l'imitazione vocale è utile per cementare i legami tra i membri di uno stesso gruppo. In questo modo ogni branco ha il suo “dialetto”. Una forma di comunicazione che, secondo gli esperti, potrebbe servire anche a distinguere le famiglie tra loro, un po' come noi ci riconosciamo dal cognome.
(Notizia aggiornata al 24 marzo 2005)