Il ronzio delle api spaventa a morte gli elefanti africani (Loxodonta africana), che agitano le orecchie e sollevano nuvole di polvere per mettersi al riparo - evitando così dolorose punture nella proboscide, in bocca o sugli occhi.
Questo loro antico istinto si sta rivelando, negli ultimi anni, un'arma salvavita per i pachidermi, e salva-raccolti per gli umani. La minaccia delle api è così sentita dagli elefanti, che i biologi conservazionisti la stanno sfruttando per evitare il tipo di conflitti che mette a rischio la vita di questi animali.
Lotte territoriali. Gli imponenti mammiferi già a rischio estinzione finiscono talvolta uccisi dagli agricoltori, esasperati per le loro incursioni notturne nei campi a caccia di cibo. In altri casi, muoiono per mano di bracconieri cui viene consentito l'ingresso negli abitati, in cambio della protezione dei raccolti.
Antifurto naturale. Di recente un gruppo di ricercatori guidati dall'Università di Oxford ha convinto alcuni agricoltori africani a disseminare alveari veri, alternati ad alveari finti, ogni 20 metri lungo i confini dei campi: il ronzio delle api ha tenuto effettivamente alla larga l'80% degli elefanti.
Terrore diffuso. In un nuovo studio pubblicato questa settimana, lo stesso team ha dimostrato che anche gli elefanti asiatici (Elephas maximus) temono le api, seppur in modo diverso. Non scuotono la testa e non si cospargono di polvere, ma emettono rumore e corrono a toccare la proboscide degli altri o a nascondere la propria nella bocca dei vicini, forse per cercare consolazione. Anche questa reazione potrebbe costituire una base per proteggere gli elefanti asiatici dai conflitti con i contadini: in Sri Lanka, India, Nepal e Thailandia i pachidermi sono 10 volte più minacciati di quelli africani.
Vantaggioso per tutti. L'idea è di sistemare gli alveari in cima a staccionate di filo spinato, in modo che possano ondeggiare al soffio del vento e agitare le api - che, a quel punto, producono il caratteristico ronzio. Gli elefanti sono infatti talmente intelligenti da non lasciarsi ingannare da suoni registrati: senza le punture capiscono che la minaccia non è reale. Finora questo tipo di deterrente è stato sperimentato in 11 paesi africani e 4 asiatici, con un buon apprezzamento da parte degli agricoltori.