Finire ingeriti da un predatore è la minaccia che incombe ogni giorno sulla maggioranza della fauna terrestre. Ma quando ciò accade, alcuni animali sembrano incredibilmente in grado di cavarsela indenni.
Un incontro bizzarro. Lo sanno bene i biologi che nel 2012, durante una spedizione a Timor est, sono stati testimoni di un fatto inusuale: un serpente bramino (indotyphlops braminus) che fuoriusciva dall’ano di un rospo asiatico (duttaphrynus melanostictus).
Era un evento notevole, visto che il serpente è un vertebrato con dei polmoni, e ha bisogno di ossigeno per sopravvivere. È probabile che il serpente sia riuscito a trovare rapidamente una via d’uscita grazie allo stomaco vuoto del rospo, ma senza le sue resistenti squame a proteggere gli organi vitali dagli acidi gastrici, probabilmente il serpente non se la sarebbe cavata.
Altri viaggi intestinali. Se l’evento a cui hanno assistito i ricercatori era unico per la specie e le dimensioni dell’esemplare ingerito - il serpente bramino può arrivare a 16 cm di lunghezza -, la capacità di sopravvivere nell’intestino di un predatore è invece comune ad altri animali.
Grazie a una minore necessità di ossigeno, le chiocciole sembrano le migliori viaggiatrici gastriche. Durante un esperimento realizzato nel 2012 dal ricercatore Shinichiro Wada della Tohoku University in Giappone, un uccello noto come occhio bianco giapponese (zosterops japonicus) venne alimentato con degli esemplari del tipo tornatellides boeningi.
Circa il 15 per cento dei gastropodi sopravvisse, proteggendosi dai succhi gastrici dentro la conchiglia, o addirittura sigillandosi all’interno con del muco, come ipotizzano alcuni ricercatori.
In acqua è più facile. Questi eventi sembrerebbero comuni anche negli ambienti marini. Caspar van Lewen della Utrecht University ha scoperto che delle chiocciole acquatiche riescono a passare attraverso l’apparato digerente dei germani reali (Anas platyrhynchos), ma anche le femmine di una specie di crostacei ostracodi (ostracoda) sono in grado di salvarsi una volta nell’intestino di un pesce della specie catostomus commersonii.
Secondo Van Lewn le chance di sopravvivenza in acqua sarebbero maggiori anche per via della strategia alimentare di molti predatori marini, che privilegia l’ingestione di un gran numero di prede sull’efficienza digestiva, permettendo così a molte vittime di emergere illese all’altro capo.
Quando il predatore fa da aeroplano. Questo fenomeno è quindi più comune di quanto si pensi e potrebbe aver permesso ad alcune specie di colonizzare località altrimenti irraggiungibili: certe chiocciole sono comuni su Hahajima, una delle isole dell’arcipelago giapponese di Ogasawara, ma la loro distribuzione sulle isole limitrofe avrebbe senso solo se questi gastropodi avessero le ali.
Una delle possibili spiegazioni è che siano stati dei volatili a trasportarle e depositarle attraverso le feci.
Il predatore diventa preda. Ingoiare delle prede ancora vive potrebbe però avere delle implicazioni sulla salute dell’animale cacciatore. È il caso di alcune anatre, che dopo aver catturato e ingerito delle lumache, possono ricevere da queste ultime delle tenie parassitiche. Shinichiro Wada sta anche studiando l’affascinante ipotesi che le tenie usino le lumache come cavallo di Troia per arrivare furtivamente nell’intestino dei volatili.
Ma in altri casi i viaggiatori gastrici potrebbero avere anche un impatto positivo. Hinrich Schulenburg, professore di zoologia dell’Università di Kiel in Germania, è convinto che alcuni vermi nematodi ingeriti dalle lumache potrebbero avere degli effetti benefici sull’ecosistema batterico che popola l’intestino del gasteropode.
Se il suo studio venisse confermato, si tratterebbe di uno dei rari casi in cui ingoiare il proprio pranzo senza averlo masticato può avere conseguenze positive.