Animali

Gli animali cambiano abitudini (per evitarci)

La presenza ormai globale dell'uomo spinge molte specie di mammiferi ad adattarsi alla vita notturna, quando si sentono più al sicuro dalla minaccia umana.

Dalle città alle campagne fino alle foreste, l’invadenza dell’uomo è ormai tale che molti animali, per evitarlo, sono costretti a cambiare le loro abitudini - per esempio a girare di più la notte per procurarsi il cibo. I tre quarti almeno delle terre emerse sono colonizzate dall'uomo ed è inevitabile che con le altre specie molti spazi debbano essere condivisi. Quella che però potrebbe sembrare un’ovvietà è stata documentata con uno studio che, per 62 specie di mammiferi distribuite in sei continenti, ha misurato con precisione l’impatto della presenza umana sul comportamento animale.

Convivenza forzata. Era già stato osservato che, a causa della coabitazione forzata in molti luoghi ad alta urbanizzazione, gli animali tendono a ritirarsi in spazi sempre più circoscritti. Pur di non incontrare l’uomo, però, hanno spesso dovuto cambiare abitudini.

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Un castoro europeo (Castor fiber) a Orléans, in Francia. © Laurent Geslin

Il gruppo di ricercatori dell’Università della California a Berkeley ha ben riassunto queste situazioni analizzando i risultati di una settantina di lavori che avevano già studiato, con sistemi di localizzazione e trappole fotografiche, l’attività degli animali durante il giorno e la notte. Dall’opossum all’elefante africano, dal cinghiale all’orso bruno, tutte queste ricerche hanno stimato il tempo dedicato dalle varie specie al riposo, al sonno, all’approvvigionamento di cibo, nel corso delle 24 ore.

Notturni loro malgrado. I ricercatori hanno usato i dati per confrontare l’attività diurna e notturna degli animali in periodi in cui il disturbo della presenza umana, dovuto a varie attività, era maggiore o minore. Nel complesso, nei periodi di maggior disturbo da parte degli esseri umani l’attività notturna degli animali è aumentata di un fattore 1,36.

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Cinghiali (Sus scrofa) in cerca di cibo, a Barcellona. © Laurent Geslin

Questo significa che, in media, circa il 20 per cento delle attività che le specie di solito conducevano di giorno sono state spostate alle ore favorite dell’oscurità. Non solo: con la luce, molte specie si ritirano nelle zone dove la presenza dell’uomo è inferiore, oppure evitano le strade o le zone con edifici. Alcune cambiano anche i tragitti dei loro spostamenti per evitare incontri ravvicinati con l’essere umano. Spesso, in generale, se c’è il rischio di imbattersi nell’uomo, si muovono meno, rimanendo rintanati sia di giorno sia di notte.

Alla larga, il più possibile. Gli autori sottolineano che questi cambiamenti se da una parte sono un inevitabile e in fondo utile adattamento, dall'altra possono avere un effetto profondo sulla fisiologia degli animali, fino ad alterare la demografia delle popolazioni e la catena alimentare.

Finché hanno soluzioni per evitarci, insomma, gli animali cercano di starci alla larga, ma prima o poi non sapranno più né dove né quando muoversi.

15 giugno 2018 Chiara Palmerini
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