È possibile applicare le stesse categorie psicologiche che usiamo per gli esseri umani anche ad altri animali, nello specifico a un certo animale domestico che ha la fama (spesso immeritata, ma questo è un altro discorso) di essere scostante, imprevedibile e in certi casi completamente fuori di testa? Stiamo parlando del gatto, soggetto di uno studio (e di un sondaggio al quale potete partecipare anche voi) condotto dall'università di Liverpool il cui scopo è cercare di capire se, come noi umani, anche i gatti possono mostrare segni di sociopatia. Lo studio è pubblicato su Journal of Research in Personality, mentre per il sondaggio dovete pazientare ancora un istante, perché dobbiamo spiegarvi un paio di cose.
Cos'è il modello triarchico. Innanzi tutto: di che cosa parliamo quando usiamo il termine "sociopatia" (o "psicopatia": sono spesso usati come sinonimi)? In generale il riferimento è a una persona che ha comportamenti antisociali persistenti, che la portano ad avere, tra l'altro, scarsa o nulla empatia, pochissimi rimorsi e una certa tendenza egocentrica.
Nello specifico di questo studio, il team ha utilizzato il cosiddetto modello triarchico, che valuta il grado di psicopatia di un individuo sulla base di tre caratteristiche:
- audacia, che porta l'individuo a non avere paura di fronte a situazioni stressanti o di pericolo, e ad avere eccessiva fiducia in se stesso;
- Disinibizione, cioè l'incapacità di controllare i propri impulsi e il proprio comportamento sociale;
- Meschinità, quindi mancanza di empatia, incapacità di stringere rapporti con gli altri, disprezzo per chi invece lo fa, crudeltà generalizzata.
Solitamente questo modello viene applicato agli esseri umani, per i quali è stato concepito. Il team dell'università di Liverpool che sta conducendo lo studio ha invece deciso di testarlo sui gatti, per scoprire se si adatta.
test per gatti. Rebecca Evans e le sue colleghe hanno coinvolto più di 2.000 proprietari di gatti, ai quali è stato proposto un questionario simile a quello che trovate qui. Il questionario, costruito secondo le stesse regole con cui si preparano quelli per gli esseri umani, consiste in 46 domande sul comportamento dell'animale e una serie di istruzioni su come usare le risposte per calcolare il grado di psicopatia del proprio gatto. Sono state le risposte dei primi 2.000 coinvolti a permettere al team di affinare le domande, e di giungere alla versione che trovate ora online.
Se avete un gatto e capite l'inglese, prendetevi mezz'ora per compilarlo: potreste scoprire che il vostro felino ha tendenze psicopatiche.
In questo caso non preoccupatevi: secondo Evans è normale, e tutti i gatti del mondo dimostrano almeno una lieve tendenza alla psicopatia. I dati raccolti finora hanno convinto tra l'altro la ricercatrice a modificare il modello triarchico, e a trasformarlo in "pentarchico" apposta per i gatti: oltre alle tre caratteristiche in comune con gli umani, per i felini bisogna aggiungere anche "ostilità verso gli altri gatti" e "ostilità verso gli umani".