Una delle forme di inquinamento dell'acqua più subdole e meno studiate è quella che deriva dagli scarichi domestici: il lavandino, la doccia, il gabinetto… Tutto quello che ci buttiamo dentro, dai rifiuti solidi a quelli liquidi, rischia di entrare a far parte della rete trofica acquatica dell'ambiente circostante; in altre parole, quando buttiamo qualcosa nel water il rischio di ritrovarcela nel fiume o nel lago più vicino è altissimo.
Antidepressivi. Tra le tante sostanze che gettiamo in acqua tutti i giorni ci sono anche farmaci di ogni tipo: tra questi ci sono gli antidepressivi, che possono venire assunti involontariamente dalla fauna acquatica. Un nuovo studio pubblicato su Ecosphere dimostra che i gamberi di fiume sono particolarmente sensibili a questi farmaci, e cambiano radicalmente il loro comportamento se li ingeriscono – con tutti i problemi che questo può causare a loro e all'ecosistema.
Sappiamo già che i gamberi di fiume, cioè tutte quelle specie di crostacei di acqua dolce che appartengono alle superfamiglie Astacoidea e Parastacoidea, sono sensibili agli antidepressivi. Il team dell'università della Florida che ha condotto lo studio ha provato a quantificare questi effetti, e a capire se la concentrazione media di questi farmaci nelle acque dolci a uso domestico sia sufficiente da farli scattare.
Simulazione. Per farlo hanno creato in laboratorio due corsi d'acqua artificiali che simulassero al meglio l'ambiente naturale dei gamberi, e in uno di questi hanno versato nell'acqua una concentrazione di antidepressivi equivalente a quella che si trova in natura (in particolare hanno usato un farmaco che si chiama Citalopram, usato contro i disturbi d'ansia e gli attacchi di panico). L'altro acquario è stato tenuto al naturale, e i gamberi osservati per due settimane per studiare eventuali variazioni nel loro comportamento.
Le differenze tra i gamberi "drogati" e quelli a cui non sono stati somministrati farmaci si sono rivelate drammatiche: i primi hanno infatti dimostrato molto più coraggio e meno timidezza, uscendo dai loro rifugi in cerca di cibo circa il doppio delle volte rispetto ai loro colleghi.
Più vulnerabili. In laboratorio questo non fa molta differenza per gli animali, che si trovavano in un ambiente controllato; ma in natura questa sfacciataggine potrebbe creare loro dei problemi e renderli più vulnerabili ai predatori, e potrebbe anche avere degli effetti negativi sull'intero ecosistema, perché i gamberi esposti al Citalopram consumano anche più cibo, e rischiano di rompere gli equilibri trofici.
Infine, un gambero che si è stancato andando a caccia ha meno energie per la ricerca di un partner e quindi la riproduzione. Una cascata di effetti, insomma, che nasce dal fatto che spesso non smaltiamo correttamente i nostri medicinali e che gli impianti di depurazione delle acque non riescono a rimuovere il 100% delle sostanze dannose.