In quanto artropodi, gli insetti sono parenti alla lontana di granchi, aragoste e altri crostacei dotati di robusti esoscheletri. Tuttavia, è la prima volta che un insetto, nella fattispecie un imenottero (una formica), viene sorpreso a indossare un'armatura minerale tagliata su misura a protezione dell'intero corpo. Il rivestimento, un sottile strato di calcite arricchito con alte concentrazioni di magnesio, è stato scoperto sull'esoscheletro delle formiche tagliafoglie operaie della specie Acromyrmex echinatior, diffuse in Messico, Panama e Costa Rica.
disciolta come tartaro. Cameron Currie, biologo evolutivo presso la University of Wisconsin-Madison, lo ha visto quasi per caso: mentre esaminava le relazioni tra le formiche e i loro microrganismi simbionti, lo scienziato ha notato uno scintillio, una brillante patina biancastra spalmata sul corpo delle operaie. Tra i tanti metodi provati per rimuovere l'esoscheletro così da poterlo esaminare, uno soltanto ha funzionato: un comune collutorio, normalmente usato per dissolvere i depositi minerali dai denti.
Il liquido ha sciolto l'armatura rivelandone la vera natura, e le analisi ai raggi X hanno confermato la sua composizione: anche se la calcite costituisce appena il 7% dell'intero esoscheletro, ne raddoppia la durezza e protegge le operaie nei conflitti territoriali con altre più grosse specie di tagliafoglie, come le formiche soldato di Atta cephalotes.
scudo antibatterico. Lo strato di "roccia" si accumula rapidamente sul corpo delle formiche a mano a mano che invecchiano, e si distribuisce uniformemente comprendole per intero. Oltre a proteggerle dai colpi in battaglia, la patina minerale sembra renderle immuni da infezioni che altrimenti si diffonderebbero rapidamente all'interno delle colonie. Insomma il calcare fa un'enorme differenza nella sopravvivenza di queste formiche, ma come venga generato non è chiaro: potrebbe essere coinvolto il microbioma di questi insetti, già noti per la loro capacità di coltivare i funghi di cui si nutrono e difenderli dai patogeni sfruttando i batteri mutualistici che vivono sulla superficie esterna del loro corpo.