Il rinoceronte bianco settentrionale è il mammifero più a rischio di estinzione al mondo. Sono rimaste solo due femmine: funzionalmente, come si dice in gergo tecnico, la specie è già estinta, dato che non c’è più al mondo un maschio che possa continuare la discendenza.
Per preservare il materiale genetico di questa specie, e tentare di salvarla dalla scomparsa definitiva dalla faccia del pianeta, un gruppo internazionale di ricercatori ha pensato di fare ricorso alla tecniche di riproduzione assistita. Per la prima volta, adattando metodi usati per la fecondazione assistita dei cavalli, sono stati creati in provetta embrioni di rinoceronte. A dare l’annuncio, sulla rivista Science Communications, è un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Cesare Galli, divenuto famoso per aver clonato, nel 1999, il primo toro, Galileo.


Corsa contro il tempo. Quella del rinoceronte bianco del nord (Ceratotherium simum cottoni) è una sfida particolarmente complessa. L’ultimo maschio della specie, chiamato Sudan, è morto a marzo di quest’anno, di vecchiaia, come raccontava qui Focus.it. Viveva insieme alle ultime due compagne della stessa specie nella riserva di Ol Pejeta Conservancy, in Kenya, ma non hanno mai generato prole.
Negli anni Sessanta i rinoceronti bianchi settentrionali erano ancora circa duemila. Poi, tra bracconaggio, guerre e progressiva perdita degli habitat, si è arrivati alla situazione di oggi.
Fecondazione in provetta. I ricercatori hanno scelto di creare due embrioni “ibridi”, prodotti unendo in provetta campioni di sperma congelato di rinoceronti settentrionali e ovociti di una sottospecie parente, il rinoceronte bianco meridionale, che non è in pericolo (circa ventimila individui vivono ancora in Africa).
In questo modo hanno innanzi tutto cercato di dimostrare la fattibilità dell’utilizzo delle tecniche di riproduzione assistita con un animale come il rinoceronte, su cui non sono mai state tentate. Inoltre, l’alternativa, ossia utilizzare gli ovociti delle due femmine rimaste di rinoceronte settentrionale, presentava particolari rischi e difficoltà, dato che sono già piuttosto anziane.
Gli ovociti usati sono stati prelevati da femmine di rinoceronte bianco meridionale che vivono in zoo europei, adattando le tecniche in uso per la riproduzione assistita dei cavalli. Poi sono stati spediti a Cremona, ad Avantea, il laboratorio di tecnologie avanzate per la riproduzione animale diretto da Cesare Galli. «Abbiamo sviluppato le procedure per far maturare gli ovociti, fecondarli e farli crescere», conferma Galli, «e per la prima volta siamo riusciti a ottenere embrioni di rinoceronte in vitro, come facciamo di routine per bovini e cavalli.
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Baby-rino? Il piano prevede ora di trasferire gli embrioni in femmine di rinoceronte meridionale, che faranno da madri surrogate per portare avanti la gravidanza, e possibilmente far nascere i piccoli. Ma si pensa anche a provare a prelevare gli ovociti dalle ultime due femmine in Kenya e, con la stessa tecnica, fecondarli con lo sperma dei rinoceronti scomparsi per creare embrioni che, in questo caso, sarebbero della stessa specie per parte materna e paterna.


Con le cellule staminali. Poiché comunque i campioni di sperma crioconservati e utilizzabili per la fecondazione in vitro appartengono a soli quattro maschi di rinoceronte settentrionale, troppo pochi per sperare di ridare vita a una popolazione con sufficiente diversità genetica, i ricercatori hanno in mente di battere anche un’altra strada.
L’idea è di creare i gameti, spermatozoi e ovociti, in laboratorio, a partire da staminali pluripotenti. In pratica, si tratterebbe di ricavare questo tipo di cellule, in grado di dare vita a qualunque tessuto, dalle cellule somatiche (crioconservate) dei rinoceronti estinti, farle differenziare in ovociti e spermatozoi, e sperare così di ricreare una stirpe di questi mammiferi ormai quasi scomparsi dal pianeta.
Finora, nonostante le potenzialità e le aspettative, i successi delle tecnologie di riproduzione assistita per aiutare animali a rischio di estinzione sono stati limitati. Il panda gigante, l’elefante asiatico e il furetto dai piedi neri sono tra i pochi in cui hanno funzionato. Speriamo che il rinoceronte possa aggiungersi alla lista.