Gli ctenofori (dal greco ktenos, "pettine" e phoros, "che porta") sono animali marini planctonici che misurano da pochi millimetri a qualche centimetro, trasparenti e quasi totalmente composti d'acqua, chiamati anche gelatine a pettine. Uno studio pubblicato su iScience ha analizzato due fossili del Cambriano risalenti a 500 milioni di anni fa e conservati nel Museo di storia naturale dello Utah: una vera rarità, dal momento che queste "gelatine" molto raramente fossilizzano, anche se va detto che gli ctenofori del Cambriano avevano strutture più complesse di quelli odierni. Infatti, uno dei due fossili apparterrebbe a una specie finora sconosciuta, che è stata chiamata Ctenorhabdotus campanelliformis, dotata di un sistema nervoso molto più complesso di quello dei suoi moderni discendenti.
È teoricamente possibile che un organismo si evolva semplificandosi, ma si tratta di un fenomeno poco comune (tendenzialmente avviene il contrario). Eppure sembra essere proprio il caso degli ctenofori, animali della cui evoluzione si sa appunto poco proprio a causa della difficile fossilizzazione del loro corpo gelatinoso: abbiamo pochi esemplari da studiare, e quasi nessuno che mostri tracce di organi o sistema nervoso.
Semplificazioni. Secondo quanto scoperto dal team di ricercatori, il C. campanelliformis era dotato di un nervo a forma di anello attorno alla bocca (il termine tecnico è oral skirt, letteralmente gonna orale), forse un aiuto per inghiottire la preda, al quale erano connesse diverse fibre nervose che correvano sotto la struttura a pettine e raggiungevano un organo responsabile dell'equilibrio, situato al lato opposto della bocca. La maggior parte degli ctenofori viventi ha un sistema nervoso molto più semplificato, e per predare usa dei piccoli tentacoli.
Perché? Il perché di questa semplificazione non è chiaro, ma gli esperti ipotizzano che il cambiamento sia iniziato con alcuni antenati dei moderni ctenofori, che in principio vivevano sul fondale marino: questi esemplari si sarebbero gradualmente adattati a una vita fluttuante (come quella degli attuali ctenofori, che vivono lasciandosi trasportare dalle correnti e non appoggiati al fondale marino) che richiedeva un sistema nervoso più semplice per muoversi e percepire lo spazio circostante. Questa mutazione sarebbe poi rimasta negli ctenofori moderni, che popolano oggi i nostri oceani e mari.