Come si evitano le meduse? Guardare il mare: se ci sono, di solito si vedono e l’unico modo per evitarle è... non fare il bagno. Le meduse non ci attaccano, non vengono verso di noi: siamo noi che andiamo loro addosso. Come spiega Ferdinando Boero, biologo marino dell’Università del Salento: «Le meduse si spostano verticalmente, quindi possono stare in superficie e possono scendere sul fondo. Sono animali che si muovono, e spesso vanno dove le portano le correnti. Non ci sono regole predefinite: le trovi ovunque. Perché le meduse sono parte del plancton e si spostano con la corrente. Possono nuotare ma non riescono a contrastare il moto delle correnti».
Se vedo una medusa lontana, posso tuffarmi? Se ci sono meduse urticanti in mare è meglio non fare il bagno, a meno che non ce ne siano veramente pochissime. Le meduse che pungono hanno solitamente tentacoli molto lunghi: Pelagia arriva a 10 metri mentre Physalia (chiamata anche Caravella Portoghese) raggiunge anche i 20 metri. Quindi anche se la medusa sembra lontana non è detto che i suoi tentacoli non siano vicini.
Le meduse possono uccidere? Sì, alcune meduse possono causare shock anafilattico. Inoltre, il forte dolore che provoca la puntura può essere fatale in individui con problemi di cuore. Bisogna quindi andare al pronto soccorso in caso di reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore e disorientamento.
Racconta Boero: «In Australia le meduse fanno più vittime degli squali. E Physalia - in Florida - ha ucciso. Ma ad oggi non ci sono stati casi di vittime a causa di punture di medusa nel Mediterraneo anche se spesso le persone punte finiscono all'ospedale».
Si possono toccare le meduse non urticanti? Meglio di no, anche se il loro veleno, per noi, è quasi innocuo. Anche i tentacoli delle meduse innocue, infatti, hanno i cnidocisti (i piccoli organelli cellulari che contengono il veleno) che possono restare sul palmo della mano e, se non le laviamo e poi ci tocchiamo gli occhi (o altre parti delicate), possiamo trasferire il veleno e provocare un'infiammazione.
Di cosa è fatto il liquido urticante delle meduse? Da una miscela di tre proteine: una con effetto paralizzante, una con effetto infiammatorio e una neurotossica. «Non ci sono antidoti specifici per questi veleni - spiega Boero - che tuttavia sono termolabili, cioè si degradano ad alte temperature».
Cosa si prova quando si è punti? Una reazione infiammatoria locale che dà bruciore e dolore. «La pelle si arrossa e compaiono piccole rilevatezze dette pomfi, ma dopo circa 20 minuti la sensazione di bruciore si esaurisce e resta la sensazione di prurito» spiega Francesco Sacrini, specialista in dermatologia presso l’Istituto Clinico Humanitas di Milano. Il grado di dolore-bruciore varia a seconda delle aree colpite e diventa insopportabile in caso sia colpita più del 50% della superficie corporea.
Cosa fare quando si è punti? Stare calmi, respirare normalmente, uscire subito dall’acqua e poi lavarsi la parte colpita con acqua di mare. «Restare in acqua è pericoloso perché si possono avere anche reazioni gravi come lo shock anafilattico» consiglia Mario Aricò, dermatologo presso l’Università di Palermo e primario della divisione di dermatologia all’ospedale Giaccone di Palermo.
Precisa Sacrini: «La prima cosa da fare è lavarsi con acqua di mare e non con acqua dolce perché questa favorirebbe la scarica del veleno delle cnidocisti. L’acqua di mare, invece, è fondamentale per pulire la pelle da parti di medusa rimaste attaccate alla pelle e per diluire la tossina non ancora penetrata».
Rimedi della nonna: funzionano? I rimedi fai da te quali applicare sulla parte una pietra (o acqua) calda, strofinare con sabbia calda, lavare con ammoniaca (o urina), aceto o alcool, non solo sono inutili, ma possono anche peggiorare la situazione. Il calore di una pietra o della sabbia non servono assolutamente perché per annullare le tossine bisognerebbe raggiungere 40-50 gradi. Nemmeno l'ammoniaca e l’urina che la contiene servono: non sono disattivanti della tossina delle meduse e potrebbero ulteriormente infiammare la parte colpita.
Qual è la medicazione da fare? Per avere un’immediata azione antiprurito e per bloccare la diffusione delle tossine è bene non grattarsi e applicare un gel astringente al cloruro d’alluminio. «Non sono prodotti facili da trovare in commercio - consiglia Arricò -, ma si può far preparare dal farmacista indicando una concentrazione che va dal 3 al 5%». L’ideale è una concentrazione al 5%.
Gli spray lenitivi a base di acqua di mare e sostanze astringenti naturali funzionano altrettanto bene.
«Creme al cortisone o contenenti antistaminico, invece, sono inutili perché entrano in azione solo dopo 30 minuti dall’applicazione e cioè quando il massimo della reazione è esaurita naturalmente» spiega Sacrini.
Come evitare, infine, che sulla pelle resti la cicatrice? Non bisogna esporre la parte al sole, ma tenerla coperta finché non è finita l’infiammazione che può durare anche due settimane. L’area di pelle colpita dalle meduse, infatti, tende a scurirsi perché resta sensibile alla luce solare.
Occhialini, maschera e tute anti-medusa aiutano? Nuotare con gli occhialini o la maschera aiuta a guardare sott’acqua e a scorgere eventuali pericoli e una tuta da surf può proteggere la pelle. Utili anche le nuove tute anti-medusa ideate e prodotte in Australia, in vendita in Italia on-line.
E le creme antimedusa? In letteratura medica le creme dette “antimedusa” sono state formulate studiando i meccanismi di protezione utilizzati dal pesce pagliaccio [pesce che ha una sostanza repellente per le meduse, ndr]. Le creme antimedusa, attualmente in commercio, sono associate a filtri solari. Si basano, come descritto in lavori scientifici, principalmente su 4 principi:
È possibile avere una risposta variabile a seconda della specie di medusa, dalla corretta applicazione e dal tempo di permanenza in acqua.
Rimane sempre valido il consiglio di non tuffarsi quando nel mare sono presenti le meduse.
Infine, è vero che le meduse amano i mari puliti e caldi? La loro presenza non significa necessariamente che l’acqua sia pulita anche se, come tutti gli animali, le meduse non amano l’inquinamento. Dice Boero: «Ci sono specie che prediligono le acque fredde (incluse quelle artiche), e specie che prediligono quelle calde. Proprio come succede per i pesci: ci sono quelli tropicali, quelli artici, quelli costieri, quelli di profondità».
C’è una stagione in cui le meduse popolano di più i mari? Di solito, le meduse diventano più abbondanti dopo la primavera. Dice Boero: «Prima c’è la fioritura del fitoplancton (verso febbraio - marzo), poi quella dei crostacei, verso marzo aprile, e poi cominciano le meduse. Velella (che non è una medusa) è molto abbondante verso aprile maggio (anche quest’anno), mentre Pelagia è più estiva. Ma quest’anno ha iniziato ad essere presente già da febbraio».