Sono stati ritrovati in Cina quasi vent’anni fa. Ma ancora oggi gli scienziati non sanno a che specie appartengano. Forse erano embrioni di animali molto più primitivi delle spugne e delle meduse.
La riproduzione artistica di un embrione di dinosauro. |
Dalla Cina con furore
I reperti sono stati trovati nel 1988 nella Cina meridionale, in depositi di tipo minerale che hanno preservato in maniera perfetta ogni dettaglio, consentendo agli scienziati di osservare la divisione cellulare nelle sue diverse fasi. Non è ancora chiaro a quale specie animale appartengano gli embrioni, poiché la loro datazione è assai approssimativa e non sono stati trovati fossili in stadi di sviluppo successivi che consentano di arrivare a identificare un animale adulto.
Conta che ti passa
Analisi condotte nel passato, avevano consentito agli scienziati di studiare gli embrioni solo nella loro parte più esterna, impedendo un conteggio accurato delle cellule custodite nella parte interna del reperto. Shuhai Xiao e i suoi colleghi del Virginia Polytechnic Institute (Usa) hanno recentemente sottoposto gli embrioni a una serie di analisi computerizzate e, grazie tecniche di visualizzazione in 2 e 3 dimensioni, sono riusciti a identificare le differenti composizioni delle cellule, evidenziando con precisione quelle annidate nella parte più interna dei fossili.
Per una cellula in più
Alcuni embrioni contengono esattamente il numero di cellule previsto dopo 2, 4, 8, 16 o 32 divisioni, altri ne contengono un numero leggermente superiore o inferiore: questo accade perché i sistemi di controllo genetico prevedono frequenze di suddivisione diverse per cellule di tipo diverso. Le analisi hanno inoltre evidenziato sottili differenze nella mineralizzazione all’interno delle cellule che, secondo Xiao, possono essere ricondotte alla presenza di organuli cellulari o nuclei in fase di scissione.
Più che primitivi
Negli embrioni fossili analizzati da Xiao mancano due caratteristiche fondamentali presenti negli embrioni di ogni specie moderna: un rivestimento cellulare esterno noto come epitelio e una cavità chiamata blastocele. Questo fa supporre che i reperti appartengano a specie ancora più primitive delle più semplici forme di vita presenti oggi sulla Terra, comprese spugne e meduse.
(Notizia aggiornata al 13 ottobre 2006)