Non è una regola generale. Lo conferma una ricerca scientifica condotta in sei città europee (Bruxelles, Copenaghen, Oslo, Losanna, Milano, Napoli) su oltre mille donne gravide, i cui risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal.
Il gatto può in effetti essere veicolo di trasmissione della toxoplasmosi, una malattia pericolosa, se contratta nei primi mesi della gravidanza, perché può danneggiare il feto (che comunque può essere curato). Per infettarsi, però, è necessario ingerire feci, nelle quali si trovino oocisti del Toxoplasma gondii. Si deve trattare inoltre di un gatto che si trova nel periodo di infezione acuta, una fase che dura circa 2-3 settimane e avviene una sola volta nella vita di ogni individuo. Un’avvertenza dunque è quella di usare i guanti quando si pulisce la cassetta igienica del gatto.
È più facile contrarre la toxoplasmosi attraverso gli alimenti. Le cisti del toxoplasma infatti si possono trovare nelle carni crude o poco cotte, come il carpaccio, i salumi e le salsicce. Oppure nel terriccio (manipolato per esempio da chi fa giardinaggio) e nelle verdure poco lavate.
Per saperne di più: i link alle pubblicazioni del British medical journal, relative alla toxoplasmosi (in inglese).