Quelle che pungono, in quest'agosto 2014, sono essenzialmente due:
Pelagia noctiluca, quella violetta, continua ad essere nel Tirreno (meno altrove) da quando è apparsa a giugno. E Carybdea marsupialis, piccola e trasparente, è invece sempre più abbondante, sia in Adriatico sia in Tirreno. Ma niente panico: basta stare attenti, guardare in acqua prima di tuffarsi, magari indossare maschera e occhialini.
Per farsi un'idea in tempo reale della situazione prima di tuffarsi in mare, basta andare su MeteoMeduse, dove si possono trovare anche i consigli degli esperti nel caso di puntura.








Niente panico. Alcuni lettori di Focus, che hanno visto Carybdea, si sono allarmati. Ci tranquillizza Ferdinando Boero, biologo marino presso l'università del Salento: «È vero, i cubozoi australiani uccidono le persone. Ma la nostra Carybdea no, non è così micidiale. Ha buoni occhi e viene attirata dalle luci delle città costiere, la notte. Nuota veloce. Se le sbattiamo contro ci punge e fa male, ma gli effetti passano presto».
E poi nei nostri mari è arrivata anche Cotylorhiza, bellissima e innoqua. Continua Boero: «È quella spesso attorniata da tanti pesciolini, che si riparano sotto il suo ombrello. Vale la pena osservala con la maschera e fare Cotylorhiza wtching. Non solo. Il nord Adriatico, quest'estate ci ha regalato Pelagia benovici e poi Drymonema dalmatinum. Vediamo se riuscite a trovare altre cose strane nei nostri mari e aiutare la ricerca scientifica: Occhio alla medusa!», conclude l'esperto.








Reti anti-meduse. Ma la novità di quest'estate sono le reti anti-meduse. Si tratta di una delle iniziative dal progetto Med-JellyRisk, ossia la posa in opera di reti antimeduse per la realizzazione di aree di balneazione protetta. Spiega Stefano Piraino, biologo marino dell'Università del Salento: «Alla stregua delle barriere già in uso contro le velenosissime cubomeduse Chironex nelle acque australiane, i ricercatori di JellyRisk stanno realizzando nel Mediterraneo 20 aree sperimentali per la protezione di lidi sabbiosi e, in qualche caso, di piccole insenature su fondali rocciosi».
Le reti sono installazioni di diversa dimensione in relazione alla tipologia del fondo e della costa. Hanno una lunghezza complessiva variabile da 25 a 200 m lineari, e possono proteggere aree paragonabili a quelle di un campo da calcio (0,5 ettari), da calcetto, o da tennis. Queste reti sono costituite da una linea di galleggianti cilindrici, da una parte immersa di 2 centimetri di maglia, e vengono posizionate dalla linea di riva sino alla profondità massima di 3 metri per creare delle zone "medusa-free".
Favignana e Ustica. In Italia, le reti sono a Cala Grande, Favignana; e a Cala di Punta Gavazzi, Ustica. Nei prossimi giorni ulteriori installazioni saranno realizzate a Lampedusa, Favignana, Lipari, Vulcano, Santa Maria di Salina. Conclude Piraino: «I ricercatori di Med-JellyRisk vogliono raccogliere dati scientifici sulla reale efficacia di queste barriere antimeduse nel Mediterraneo. Sino ad oggi, le prime installazioni sono state accolte da turisti e residenti con grande soddisfazione. Nei lidi dove le reti sono state già installate, è stato registrato un incremento del flusso turistico superiore al 100%».















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