Animali

Domesticazione: alcuni animali la fanno da soli

La sola vicinanza dell'uomo sembra incoraggiare, nel corpo di alcuni topi selvatici, i segni visibili dell'addomesticamento. Un nostro intervento attivo non è necessario.

Le orecchie penzolanti dei cani, la coda arricciata dei maiali... gli animali addomesticati da tempo hanno un aspetto diverso dai loro "cugini" selvatici. Finora queste caratteristiche fisiche erano state interamente ricondotte all'intervento dell'uomo, che nel corso dei secoli ha selezionato gli esemplari più docili e miti, lasciando che solo i più adatti a vivere al suo fianco si riproducessero.

Ma un nuovo studio sui topi selvatici dimostra che i segni visibili della domesticazione possono spuntare anche "da soli", per selezione naturale, senza che l'uomo ci metta lo zampino. Nel lavoro pubblicato su Royal Society Open Science, si racconta di come un gruppo di topi selvatici abbia sviluppato alcune caratteristiche tipiche della domesticazione - come chiazze di pelo bianco e un muso più corto - soltanto per essersi abituato alla vicinanza dell'uomo.

In pratica, i roditori avrebbero iniziato ad addomesticarsi per conto proprio: un processo che potrebbe avere interessatto anche cani e cavalli, prima che iniziassimo a selezionarli attivamente.

Tratti comuni. Gran parte delle attuali conoscenze su domesticazione e aspetto degli animali deriva da un famoso esperimento svolto in Siberia negli anni '50. Quando i ricercatori provarono ad addomesticare alcune volpi selvatiche, facendo accoppiare solo le più mansuete, gli animali di nuova generazione presero a sviluppare alcuni tratti che oggi riconosciamo nei cani: coda riccia, orecchie a penzoloni, muso più corto.

Un secolo prima Charles Darwin aveva raggruppato queste e altre caratteristiche (orecchie pendule, chiazze di pelo bianco, dimensioni ridotte) sotto l'etichetta di sindrome da addomesticamento. Possibile però che questi tratti si sviluppino anche senza l'intervento umano?

Chiazze bianche sul pelo: un tratto associato alla domesticazione animale. © Linda Heeb

Liberi ma vicini. Nel 2002, un gruppo di etologi catturò una dozzina di topi selvatici a scopo scientifico, per studiare la trasmissione di malattie nei roditori. Per gli animali fu allestita una tana in un fienile in Svizzera: un rifugio in cui il cibo non mancava mai e dal quale erano liberi di uscire ogni volta che volevano.

Molti topi si abituarono alle frequenti visite umane e persero la paura. Da 250 che erano, si riprodussero fino a divenire 430. Finché, quattro anni più tardi, una biologa dell'Università di Zurigo non notò, sul dorso di alcuni topi di questa popolazione, qualche insolita chiazza di pelo bianco. Dal 2010 al 2016, il numero di esemplari maculati raddoppiò. Quando per un altro progetto, fu misurata la dimensione della loro testa, ci si accorse che in media si era rimpicciolita del 3,5%.

Tutto da soli. I topi erano cambiati in modo simile alle volpi siberiane, senza che l'uomo intervenisse per selezionarli.

Ulteriori studi dovranno analizzare la genetica dietro a questo processo, che potrebbe essere guidato da un gruppo di cellule coinvolte nelle prime fasi dello sviluppo embrionale, quelle della cresta neurale.

La ricerca potrebbe aprire una finestra di osservazione sull'origine di alcuni processi di domesticazione animale. Che potrebbero aver avuto inizio con alcuni cambiamenti spontanei in animali più docili e abituati alla nostra presenza.

12 marzo 2018 Elisabetta Intini
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