Fino a qualche decennio fa, la scoperta di un dinosauro in Italia era considerata un evento impossibile. Il nostro Paese, nel Mesozoico, era quasi tutto sotto le acque dell'oceano, e per questo si pensava che i fossili fossero inesistenti. Dopo è arrivata la scoperta di Ciro (Scipionyx samniticus), uno dei fossili meglio conservati di tutta la paleontologia, e molte altre ne sono susseguite. L'ultima, annunciata il 19 dicembre, è quella un fossile di grandissima importanza: un dinosauro che è stato chiamato Saltriovenator zanellai (dal luogo del ritrovamento, una cava vicino a Saltrio, in provincia di Varese, e dal nome di chi lo scoprì, Angelo Zanella). L'articolo, scritto da tre palentologi italiani, Cristiano Dal Sasso, Simone Maganuco e Andrea Cau, è stato pubblicato sulla rivista Peer j (qui il testo originale, in inglese).
Un periodo poco noto. La scoperta è eccezionale per molte ragioni. Prima di tutto, per il periodo: Saltriovenator visse infatti circa 198 milioni di anni fa, nel primo Giurassico, un periodo immediatamente successivo all'estinzione di massa che avvenne 201 milioni di anni fa, dopo il Triassico.
In quell'era alcuni dinosauri, i cosiddetti teropodi, stavano - come si dice tecnicamente - diversificandosi molto. Nascevano e si evolvevano nuove specie e popolavano nuovi ambienti. I teropodi erano un gruppo di predatori di varie dimensioni, dall'andatura bipede e dotati di zampe anteriori munite di artigli; al gruppo appartenevano specie famose, come il Tyrannosaurus rex o Velociraptor, vissuti molto più tardi rispetto al... nuovo arrivato.
Grosso carnivoro. Del nuovo dinosauro sono state trovate alcune ossa della zampa, della mano e delle coste, sufficienti per ricostruire il fossile. Saltriovenator è importante anche per altri motivi. Le dimensioni sono piuttosto grandi: non era ancora cresciuto del tutto, ma era un predatore pesante circa una tonnellata, quando la maggior parte delle altre specie erano più piccole. Questo significa, come dice uno degli autori del testo, che "la 'corsa agli armamenti' evolutiva tra predatori e dinosauri erbivori, che coinvolge specie progressivamente più grandi, era già iniziata 200 milioni di anni fa".
Molte ossa del dinosauro hanno segni provocati da invertebrati marini; sono i primi mai riscontrati su resti di dinosauri e raccontano la sorte dell'animale: la carcassa galleggiò in un bacino marino e poi, affondata, rimase sul fondo del mare per un periodo piuttosto lungo.
Le mani degli uccelli. Un altro particolare importante per la paleontologia e soprattutto per la storia degli uccelli è la struttura della mano, un particolare molto dibattuto che riguarda la discendenza degli uccelli dai dinosauri (secondo alcune ipotesi questa discendenza non è vera).
La mano di Saltriovenator invece, come afferma Andrea Cau: "riempie un vuoto nell'albero evolutivo dei teropodi [dimostrando che] i dinosauri predatori hanno progressivamente perso il mignolo e l'anulare, e hanno così acquisito la mano a tre dita, precursore dell'ala degli uccelli".