Il metodo con cui da milioni di anni le falene combattono lo strapotere dei pipistrelli, e il loro metodo di ecolocazione, è scritto in decine di articoli divulgativi e scientifici. Si diceva che circa 50 milioni di anni fa, i mammiferi volanti che oggi conosciamo come chirotteri (i pipistrelli, appunto, in particolare quelli più piccoli, che si nutrono di insetti) svilupparono una efficiente tecnica di riconoscimento delle prede. Emettendo grida ultrasoniche, i pipistrelli furono in grado di ricostruire l’ambiente circostante basandosi sull’eco dei loro suoni, intercettati grazie a sensibilissime orecchie.
Le falene (farfalle notturne) a loro volta avrebbero sviluppato un orecchio sensibile agli ultrasuoni dei pipistrelli, che permetteva loro di sentire il nemico ed evitarlo. Iniziava così una sorta di "corsa agli armamenti evolutiva", con i pipistrelli che cambiavano la frequenza del loro sonar e le falene che modificavano il funzionamento dell’orecchio per adattarlo alla nuova frequenza. Un’ipotesi accessoria dice che alcune falene, per sfuggire i pipistrelli, divennero farfalle diurne.
Ops! Momento sbagliato. Un gruppo di ricerca guidato da Akito Kawahara (Florida Museum of Natural History) ha pubblicato un articolo su Pnas che chiarisce i tempi di nascita delle farfalle e della falene, e facendolo distrugge l’ipotesi che le falene avessero sviluppato le orecchie sensibili per sfuggire i pipistrelli.
L’articolo infatti ricostruisce la nascita del gruppo di Lepidotteri che conosciamo come falene e stabilisce che questa è avvenuta circa 300 milioni di anni fa, e che le farfalle diurne nacquero invece circa 98 milioni di anni fa. Inoltre, la ricostruzione dell’ascendenza di questi animali in base al DNA ha scoperto che l’udito si sviluppò parecchie volte. Il tutto avvenne molti milioni di anni prima della nascita dei pipistrelli, che apparvero appunto "solo" 50 milioni di anni fa.
Api e fiori. Cos’ha spinto allora l’evoluzione dell’apparato uditivo delle falene? E quello delle farfalle diurne? Secondo Kawahara le falene evolvettero un apparato uditivo per ascoltare il rumore prodotto dagli uccelli, per evitarli. In questo modo l’intero sistema di detezione era già presente quando arrivarono i pipistrelli. Le farfalle notturne divennero invece diurne per sfruttare il nettare dei fiori, una fonte di cibo ricca e presente negli ecosistemi mesozoici perché frutto di un’altra interazione evolutiva, quella tra api e fiori.
Poiché il nettare è a disposizione degli insetti quando il fiore è aperto, quindi spesso di giorno, alcune falene cambiarono la notte con il giorno, e divennero gli insetti colorati che conosciamo oggi.
Niente pipistrelli a causare l’evoluzione dell’udito delle falene.