Animali

In che modo si può tenere l'orso alla larga dall'uomo (e al sicuro)?

Una ricerca canadese suggerisce come progettare gli spazi urbani affinché non si creino occasioni di pericolosi incontri tra orso e uomo.

Chi si occupa di conservazione della natura, e in particolare del rapporto tra gli animali selvatici e gli ambienti urbani, lo dice da anni: l'orso non è pericoloso per noi umani, a meno che non gli si permetta di avvicinarsi sempre di più ai centri abitati, aumentando le possibilità di incontri spiacevoli per noi e per lui.

Ecco la soluzione. In Canada, in particolare, dove la popolazione di orsi è abbondante, il problema si sta presentando sempre più spesso con il passare degli anni (e la distruzione dell'habitat): sono sempre più frequenti le notizie di orsi che scoprono una fonte di cibo ottima e abbondante in un'area urbanizzata e si rifiutano di abbandonarla, e devono venire gentilmente "accompagnati" lontano dal quartiere oppure, nei casi peggiori, soppressi in quanto pericolosi.

Un nuovo studio della Irving K. Barber Faculty of Science, nella British Columbia, pubblicato su Ecological Modelling, propone una soluzione a questo problema, grazie a un modello informatico che prevede i movimenti degli orsi in ambienti metropolitani e facilita quindi la pianificazione urbana.

I ricercatori hanno preso come modello la città di Whistler, nella British Columbia, che ha appena 12.000 abitanti fissi e un numero più alto, e sempre variabile, di abitanti stagionali: si tratta infatti di una delle località sciistiche più note del Canada, dove, per esempio, si tennero la gran parte delle gare all'aperto delle Olimpiadi invernali del 2010.

Con i gps. Whistler è anche visitata dall'orso nero, che negli ultimi anni si sta avventurando sempre più spesso nei quartieri periferici della città in cerca di cibo: i loro spostamenti vengono controllati da anni via GPS, e il team di ricerca è partito proprio da questi dati per costruire il suo modello. Che non si "nutre" solo di numeri relativi agli orsi, ma anche di una serie di informazioni sulla città studiata (le sue caratteristiche urbanistiche, quelle del paesaggio, la concentrazione di popolazione umana nei diversi quartieri): sommando tutti questi dati, il software ha ricostruito l'intera area di Whistler individuando i luoghi più attraenti per gli orsi neri e modellandone i percorsi attraverso la città.

In questo modo, il team ha scoperto che a guidare l'orso nero nei suoi spostamenti è la presenza di quello che si chiama cibo antropogenico, quindi collegato alla nostra presenza: i bidoni della spazzatura che contengono avanzi, per esempio, ma anche certi cespugli piantati per bellezza e le cui bacche fanno gola agli orsi stessi.

I quali si spostano dentro le nostre città inseguendo queste fonti di cibo: il modo migliore per tenerli alla larga, quindi, è pianificare gli spazi urbani facendo sì che questi attrattori non siano facilmente raggiungibili.

Oppure... L'altra soluzione, secondo gli autori dello studio, è utilizzare deterrenti di vario genere, per esempio i cosiddetti "bear bangers", piccoli razzi rumorosi e colorati che scattano quando un orso si avvicina troppo – che sono efficaci, sì, ma solo temporaneamente, perché una volta passata la paura l'animale tornerà alla carica. Dovendo scegliere, quindi, la soluzione migliore per impedire agli orsi di avvicinarsi troppo ai centri abitati è quella di ridurre o eliminare tutto quello che potrebbe attirarli: per esempio evitando di tenere i bidoni della spazzatura in strada, o scegliendo un verde urbano che non produca ghiottonerie.

27 giugno 2021 Gabriele Ferrari
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