Balene, delfini e altri cetacei sono, nonostante le dimensioni, animali complicati da studiare: vivono in mare aperto, e l'unico modo per non perderseli è monitorarli costantemente, con l'uso di GPS, immagini satellitari e altri metodi di tracciamento. Il problema è che molti di questi metodi prevedono un contatto diretto, per quanto limitato, con gli animali da studiare: l'unico modo per appiccicare un GPS sopra una balena è avvicinarsi e piazzarglielo addosso.
Non invasivo. Almeno fino a ora: un team di biologi marini statunitensi e messicani hanno sperimentato un nuovo metodo non invasivo per geolocalizzare i cetacei, che prevede l'uso di droni. I risultati del loro primo esperimento sono stati pubblicati su Royal Society Open Science.
"Taggare" gli animali con piccoli marchingegni dotati di GPS, che permettono di tenere traccia degli spostamenti dell'esemplare in tempo reale, è uno dei metodi più usati per studiare i cetacei, ma come detto crea dei problemi ai suoi soggetti: per attaccare un tag su un cetaceo (lo si tramite una piccola ventosa) bisogna prima entrare nel suo territorio con una barca, poi avvicinarsi all'esemplare a bordo di una barchetta più piccola. Qui il ricercatore di turno usa un lungo palo per appiccicare la ventosa sul corpo dell'animale.
Le conseguenze? Il risultato è che i cetacei sono stressati dalla presenza dell'uomo, e spesso cambiano il loro comportamento, falsando i risultati dello stesso studio che si sta provando a condurre. La soluzione inventata dal team americano è semplice e geniale: non avvicinarsi in prima persona ai cetacei, né con le barche, ma spedire un drone.
I droni in questione sono equipaggiati di un sistema pneumatico che permette di "sparare" i tag GPS da distanza di sicurezza; le loro ridotte dimensioni assicurano anche che i cetacei non si accorgano nemmeno di avere una ventosa addosso. Nel corso della prima uscita in barca, gli scienziati hanno lanciato 29 droni verso altrettante balene (sia balenottere azzurre sia comuni), e sono riusciti a far arrivare la ventosa GPS a destinazione in 21 di questi lanci.
Distanza di sicurezza. È un risultato promettente, anche perché taggare i cetacei con questo metodo permette di mantenere la distanza di sicurezza (la barca da cui sono partiti i droni si trovava a mezzo chilometro dagli animali) e anche di risparmiare tempo: il volo medio di questi droni è durato meno di tre minuti tra andata e ritorno, e le balene non hanno reagito in alcun modo alla presenza degli aggeggi.