L'essere umano ha causato - e continuerà a causare - l'estinzione di milioni di specie animali e vegetali; e anche prima della rivoluzione industriale e della conseguente accelerazione del ritmo di estinzione dovuta ai cambiamenti climatici, la nostra specie si è impegnata per far sparire dalla faccia della Terra molti esseri viventi. Dal XVI secolo a oggi, l'uomo ha portato all'estinzione almeno 680 specie solo tra i vertebrati, e alcune di queste hanno assunto uno status quasi mitologico: per esempio il dodo, il gigantesco uccello endemico delle Mauritius che è stato avvistato per l'ultima volta nel 1662 prima di sparire dal Pianeta.
Per sempre? Forse no. Come riportato tra l'altro dal New Zealand Herald, infatti, l'imminente pubblicazione del genoma completo del dodo da parte di un gruppo di ricercatori della University of California Santa Cruz ha indotto alcuni esperti a porsi la fatidica domanda: è possibile de-estinguerlo?
Il DNA del dodo danese. "Dodo" è una parola dall'origine incerta (c'è chi dice sia olandese, chi portoghese) che, a seconda delle interpretazioni, significa "pigro", "scemo" o "matto". Tutti epiteti legati al fatto che nel 1600, di fronte all'arrivo dei primi cacciatori umani, i dodo reagirono senza alcuna paura, e si rivelarono così delle prede facilissime: fu proprio la caccia eccessiva a portarli all'estinzione. E alla quasi cancellazione dalla faccia della Terra: non esistono esemplari di dodo conservati nella loro interezza. Per questo finora abbiamo fatto fatica a sequenziarne il genoma, ma Beth Shapiro, che è alla guida del team di ricerca che pubblicherà lo studio nelle prossime settimane, è riuscita a mettere mano su un "esemplare straordinario" proveniente dalla Danimarca - non completo, ma abbastanza integro da permetterle di estrarre tutto il DNA necessario al sequenziamento.
Dopo Dolly il dodo? Visto che abbiamo il suo intero codice genetico a disposizione, è quindi possibile pensare di "de-estinguere" il dodo, come abbiamo già provato a fare per esempio con lo stambecco dei Pirenei? Secondo Shapiro non è così semplice, e il problema è che il dodo è un uccello. «Potremmo in teoria clonare un esemplare di dodo come abbiamo fatto per la pecora Dolly», ha spiegato la ricercatrice, «ma in pratica non sappiamo come farlo, perché l'apparato riproduttivo degli uccelli è molto complicato e non sappiamo bene come funzioni.» In altre parole, se il dodo fosse un mammifero il problema sarebbe meno grave, ma il fatto che sia un uccello è un ostacolo al momento insuperabile.
Ecco perché Shapiro ha anche spiegato che diversi gruppi di ricerca stanno lavorando a delle alternative alla clonazione in stile Dolly: la biologa si dice convinta che qualcosa si troverà, nonostante i molti dubbi.