Animali

Abbiamo visto come gli elefanti asiatici seppelliscono i loro cuccioli morti

Gli elefanti asiatici omaggiano i cuccioli morti con una speciale sepoltura: un comportamento presente anche in quelli africani ma ancora poco studiato.

Gli elefanti asiatici praticano riti di sepoltura dedicati ai loro cuccioli morti, intonando canti funebri e seppellendoli a pancia in su per motivi ancora misteriosi. Lo racconta uno studio pubblicato sul Journal of Threatened Taxa che riferisce di cinque diversi episodi di questo tipo verificatisi nella regione del Bengala tra il 2022 e il 2023, e che hanno visto coinvolti branchi di adulti e giovani morti, ma mai adulti morti – per ragioni che forse potete immaginare.

Sepoltura rituale. Sappiamo da tempo che gli elefanti (quelli asiatici ma anche quelli africani) piangono i loro morti: nel 2016, per esempio, fece scalpore il video di un gruppo di elefanti africani che celebravano la scomparsa della loro matriarca. Lo studio delle autorità indiane, però, è il primo a documentare direttamente non una, ma cinque diverse sepolture: alla morte di un cucciolo, la reazione del suo branco è stata di trascinarlo per le zampe e la proboscide fino al luogo designato, e lì seppellirlo, con le zampe rivolte verso l'alto. Uno di questi cinque funerali è stato anche accompagnato da lunghi canti di dolore, fatti di rombi profondi e barriti ad alto volume.

Alla larga dal cimitero. Come detto, tutte le sepolture riguardavano cuccioli morti: gli adulti, si pensa, sono troppo pesanti per poter essere sottoposti a questo trattamento. Un altro particolare importante è che i luoghi deputati al rito erano canali di irrigazione in campi di tè, a centinaia di metri dai più vicini insediamenti umani; dopo la sepoltura, gli elefanti hanno cominciato a evitare la zona, modificando i loro percorsi di foraggiamento per non disturbare il cimitero. Si tratta della prima volta che osserviamo i riti di sepoltura compiuti da elefanti asiatici, un comportamento presente anche in quelli africani ma, anche lì, ancora poco studiato.

9 marzo 2024 Gabriele Ferrari
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