Sarà pure vero che l'abito non fa il monaco, ma in natura, quando si tratta di valutare l'appetibilità di un potenziale partner, l'aspetto visivo è quasi sempre fondamentale: un pavone non farebbe la ruota se la femmina che gli interessa non lo potesse vedere, e ai leoni maschi non servirebbe una criniera così folta se non dovessero farsi notare l'attenzione delle potenziali partner.
Quel buon odore di saliva, feci e pipì. Come fanno però gli animali che vivono al buio, e che quindi non possono sfruttare il loro aspetto per, per così dire, farsi pubblicità? Un nuovo studio pubblicato su Mammal Review affronta la questione dal punto di vista di alcune specie di pipistrelli, mammiferi attivi di notte e che quindi hanno sviluppato una forma di comunicazione e autopromozione alternativa a quella visiva: l'odore corporeo.
L'autrice dello studio, Mariana Muñoz‐Romo dell'Universidad de Los Andes, in Venezuela, ha prima di tutto condotto una revisione della letteratura esistente sul tema "pipistrelli e odori", e ha scoperto che ci sono almeno 121 specie di pipistrello che possiedono ghiandole che producono sostanze odorose di qualche tipo. Poi ha studiato due di queste specie in particolare, Leptonycteris curasoae e Trachops cirrhosus, e ha scoperto che i maschi della prima hanno una "chiazza odorosa" sulla schiena che produce un odore che è un misto di saliva, feci e pipì; e che i maschi della seconda, durante la stagione degli accoppiamenti, si spalmano una sostanza simile sulle zampe anteriori. In entrambi i casi, lo scopo sembra essere quello di farsi notare a livello olfattivo nel buio completo.
I pipistrelli non sono ovviamente gli unici mammiferi a puntare su segnali olfattivi per attirare una potenziale partner: in molte specie, a un esemplare basta una singola sniffata per capire l'età di quello che si trova davanti, ma anche il suo status sociale, la sua ricettività sessuale, il suo stato di salute.
Strategie amorose. Nei pipistrelli però questo senso diventa particolarmente importante, non solo perché funziona anche al buio, ma anche perché le strutture necessarie a produrre certi aromi sono piccole e sottocutanee, e non ostacolano il volo dell'animale. Secondo Muñoz‐Romo, il prossimo passo sarà studiare se questi odori hanno una stagionalità, e vengono dunque prodotti solo per un breve lasso di tempo ogni anno, e anche capire che cos'abbiano di così attraente – c'è molta curiosità soprattutto per questa seconda domanda, considerato che parliamo di "un mix di cacca, pipì e saliva".
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