Pochi spettacoli della natura ci sembranno magici come il bagliore delle lucciole. Uno show di luci in scena nelle notti estive. «In Italia ci sono 21 specie di lucciole: alcune sono presenti solo qui», spiega Daniela Lupi, docente di entomologia applicata all'Università degli Studi di Milano.
una reazione chimica. Questi coleotteri della famiglia Lampyridae (oltre 2.000 specie nel mondo) brillano di luce propria grazie a una reazione chimica: in organi specializzati dell'addome, una molecola chiamata luciferina, in presenza di ossigeno e dell'enzima luciferasi, si trasforma inossiluciferina emettendo luce.
Il codice d'amore delle lucciole. «Questi insetti notturni usano infatti la luce per la comunicazione sessuale», specifica Lupi. «Spesso il maschio vola emettendo una luce intermittente, la femmina ferma tra la vegetazione lo vede e si illumina con una luce fissa: il maschio la nota e la raggiunge. Ci possono però essere altre modalità, e ogni specie ha un suo "codice" di luminosità e intermittenza. Da noi le lucciole si accoppiano prevalentemente tra giugno e luglio, ma anche fino ad agosto, a seconda di specie e zona».
Alla larga dai predatori. Le lucciole usano la bioluminescenza pure per farsi riconoscere dai predatori quando sono ancora larve. «È l'equivalente dei colori sgargianti di altri insetti: segnala il loro sapore disgustoso. In autunno si può notare nei boschi la loro debole luce».
Luci della città. Tutte le larve sono luminose, mentre gli adulti di alcune specie sono diurni e non "brillano". La bioluminescenza ha però un formidabile rivale: la luce delle città. «La diminuzione delle lucciole è legata all'inquinamento luminoso, che manda in crisi la loro comunicazione, e all'uso di prodotti chimici che colpiscono loro o le loro prede (chiocciole e lumache: le larve di lucciola le immobilizzano con le mandibole e le divorano)», conclude Lupi.«Ma si sono riprese, per esempio, nei parchi bui attorno alle città».