In futuro del 2020 si parlerà con ogni probabilità come "l'anno della covid", relegando forse nel dimenticatoio altre catastrofi ambientali (e non) che stanno flagellando il nostro pianeta, dagli incendi sulla costa ovest degli Stati Uniti agli sciami di locuste formatisi in Kenya lo scorso febbraio e che da allora stanno devastando l'Africa.
Proprio di quest'ultima piaga si parla in un nuovo studio pubblicato su Nature, una ricerca che arriva dalla Cina e che identifica per la prima volta il meccanismo chimico che fa scattare la nascita degli sciami di locuste – un'informazione che potrebbe aiutarci a prevenirne l'insorgenza.
Le cattive compagnie... Le locuste non nascono in quanto animali gregari e capaci di riunirsi in gruppi di decine di milioni di esemplari: al contrario, gli esemplari giovani di queste specie (non esiste una singola specie di locusta: quella su cui è stato fatto lo studio, per esempio, è Locusta migratoria) sono animali solitari. Sotto certe condizioni ambientali, però, modificano le loro abitudini, e cominciano a riunirsi fino a formare sciami sempre più numerosi: nel corso del processo cambiano anche colore (da verde a nero) e sviluppano quella che sembra essere una fame insaziabile. Da tempo si suppone che questo cambiamento sia innescato dalla produzione di un qualche feromone (a sua volta prodotto in risposta a stimoli esterni), e il team guidato da Xiaojiao Guo è riuscito a identificarlo: si chiama 4-vinilanisolo e ha un fortissimo potere attrattivo sulle locuste, sia quelle solitarie sia quelle che sono già passate alla fase gregaria.
Trappola odorosa. La squadra di ricerca dell'università di Pechino ha testato il 4-vinilanisolo in diverse condizioni per confermarne l'efficacia, e ha anche provato a modificare geneticamente alcune locuste togliendo loro la possibilità di percepire la sostanza: in questi esemplari, hanno scoperto, l'istinto ad aggregarsi in sciami non scatta mai.
Questo suggerisce che sia possibile "disattivare" le locuste e impedire loro di diventare una piaga, ma anche che il feromone stesso possa fungere da esca in una trappola. La terza via, quella più interessante secondo gli autori, è sintetizzare composti chimici mirati che blocchino l'attività dei recettori di 4-vinilanisolo, da usare per tenere a freno l'attività delle locuste senza danneggiare il resto dell'ecosistema.